Albrecht Dürer - Cupido ladro di miele
Lo sciame – Sylvia Plath
C’è qualcuno che sta sparando in paese----
un pum-pum sordo nella strada domenicale.
La gelosia non può aprire il sangue,
può creare rose nere.
A chi sparano?
È per te che si sguainano le lame,
a Waterloo, a Waterloo, Napoleone,
la gobba dell’Elba sulla tua corta schiena,
e la neve, che schiera la sua coltelleria luccicante,
massa su massa, come un ssst!
Ssst! Sono pezzi degli scacchi questi con cui giochi,
immobili figure d’avorio.
Il fango è un contorcersi di gole,
pietre da guado per suole di stivali francesi.
Le cupole rosa e dorate della Russia si sciolgono e svaporano
nella fornace della cupidigia. Nuvole, nuvole.
Così lo sciame si appallottola e diserta
a venti metri d’altezza, su un pino nero.
Bisogna abbatterlo col fucile. Pum! Pum!
È così stupido che scambia le pallottole per tuoni.
Crede che siano la voce di Dio
che condanna il becco, l’artiglio, il ghigno del cane
dai fianchi gialli, un cane da muta,
che mostra i denti sopra il suo osso d’avorio
come la muta, la muta, come tutti.
Le api sono arrivate così lontano. Venti metri d’altezza!
Russia, Polonia e Germania!
Le dolci colline, gli stessi campi
color magenta ridotti a una monetina
lanciata in un fiume, il fiume attraversato.
Le api discutono, nella loro palla nera,
porcospino volante, tutto aculei.
L’uomo dalle mani grigie è in piedi sotto il favo
del loro sogno, la stazione sciamante
dove i treni, fedeli ai loro archi d’acciaio,
partono e arrivano, e il paese non ha fine.
Pum! Pum! Cadono
smembrate, su un cespo d’edera, Grande armata!
Un cencio rosso, Napoleone!
L’ultimo emblema di vittoria.
Lo sciame è messo nel sacco.
Elba, Elba, bollicina sul mare!
I busti bianchi dei marescialli, ammiragli, generali
strisciano dentro le nicchie.
Com’è istruttivo tutto ciò!
I corpi istupiditi e rigati
s’incamminano sull’asse drappeggiata con la stoffa della Madre Francia
ed entrano in un nuovo mausoleo,
un palazzo d’avorio, un pino biforcuto.
L’uomo dalle mani grigie sorride----
il sorriso dell’uomo efficiente, intensamente pratico.
Non sono affatto mani,
sono ricettacoli di amianto.
Pum! Pum! “Avrebbero ucciso me.”
Pungiglioni grossi come puntine da disegno!
Sembra che le api abbiano il senso dell’onore,
una mente nera e intrattabile.
Napoleone è soddisfatto, soddisfatto di tutto.
O Europa! O tonnellata di miele!
Traduzione di Anna Ravano
C’è qualcuno che sta sparando in paese----
un pum-pum sordo nella strada domenicale.
La gelosia non può aprire il sangue,
può creare rose nere.
A chi sparano?
È per te che si sguainano le lame,
a Waterloo, a Waterloo, Napoleone,
la gobba dell’Elba sulla tua corta schiena,
e la neve, che schiera la sua coltelleria luccicante,
massa su massa, come un ssst!
Ssst! Sono pezzi degli scacchi questi con cui giochi,
immobili figure d’avorio.
Il fango è un contorcersi di gole,
pietre da guado per suole di stivali francesi.
Le cupole rosa e dorate della Russia si sciolgono e svaporano
nella fornace della cupidigia. Nuvole, nuvole.
Così lo sciame si appallottola e diserta
a venti metri d’altezza, su un pino nero.
Bisogna abbatterlo col fucile. Pum! Pum!
È così stupido che scambia le pallottole per tuoni.
Crede che siano la voce di Dio
che condanna il becco, l’artiglio, il ghigno del cane
dai fianchi gialli, un cane da muta,
che mostra i denti sopra il suo osso d’avorio
come la muta, la muta, come tutti.
Le api sono arrivate così lontano. Venti metri d’altezza!
Russia, Polonia e Germania!
Le dolci colline, gli stessi campi
color magenta ridotti a una monetina
lanciata in un fiume, il fiume attraversato.
Le api discutono, nella loro palla nera,
porcospino volante, tutto aculei.
L’uomo dalle mani grigie è in piedi sotto il favo
del loro sogno, la stazione sciamante
dove i treni, fedeli ai loro archi d’acciaio,
partono e arrivano, e il paese non ha fine.
Pum! Pum! Cadono
smembrate, su un cespo d’edera, Grande armata!
Un cencio rosso, Napoleone!
L’ultimo emblema di vittoria.
Lo sciame è messo nel sacco.
Elba, Elba, bollicina sul mare!
I busti bianchi dei marescialli, ammiragli, generali
strisciano dentro le nicchie.
Com’è istruttivo tutto ciò!
I corpi istupiditi e rigati
s’incamminano sull’asse drappeggiata con la stoffa della Madre Francia
ed entrano in un nuovo mausoleo,
un palazzo d’avorio, un pino biforcuto.
L’uomo dalle mani grigie sorride----
il sorriso dell’uomo efficiente, intensamente pratico.
Non sono affatto mani,
sono ricettacoli di amianto.
Pum! Pum! “Avrebbero ucciso me.”
Pungiglioni grossi come puntine da disegno!
Sembra che le api abbiano il senso dell’onore,
una mente nera e intrattabile.
Napoleone è soddisfatto, soddisfatto di tutto.
O Europa! O tonnellata di miele!
Traduzione di Anna Ravano
Nessun commento:
Posta un commento