A Helsinki non ci sono le luci al neon,
non una
macchina, non una pizzeria!
In
città vedo solo espressioni, spalle,
i tuoi
occhi lì
dove
l’ombra di un tiglio sul Corso Esplanaadi
all’improvviso
scura fuori
mentre
una nuvola si sposta su.
Qui un
salice piangente flette i suoi capelli
nelle
acque della baia di Toolo,
i
giunchi garriscono al tocco dell’onda,
l’acero
fiorisce sulla via di casa
contro
un terso cielo azzurro.
Dolce
città!
Qui
vedo solo te, sempre te
come
nella taverna in una foresta di amici
il falò
avvampa tra noi,
come
anche il silenzio si assottiglia in Biblioteca
quando,
in un attimo di luce, veniamo incontro
l’un
l’altro
come
Petrarca con Laura.
Perché
vedere le luci al neon, le macchine, le pizzerie?
Non mi
mancano: non riesco a bucarle con lo sguardo.
Povera
me! Forse terrei anche la torre Eiffel
come
una semplice colonna del letto!
Solo la
bramosia mi rende esistente,
tutto
il senso è desiderio!
Traduzione
di Viola Parente-Capkovà. Poesia n. 196, luglio/agosto 2005
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