FAVOLE
DI LIBERTÀ di Antonio Gramsci
TRADUZIONI DALLE
FIABE DEI FRATELLI GRIMM
Cappuccetto Rosso
C'era una volta una
dolce fanciulla a cui tutti volevano bene specialmente la nonna, la quale non
sapeva
più che cosa
regalarle. Una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso e poiché le
stava molto bene e non voleva portare niente altro, fu chiamata solo
Cappuccetto Rosso.
Un giorno la madre le
disse: «Va', Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di
vino, portali alla nonna, che è ammalata e debole e le farà bene. Levati prima
che faccia troppo caldo e quando uscirai cammina composta e per benino, senza
allontanarti dalla strada, perché altrimenti puoi cadere, rompere la bottiglia
e la nonna non avrà nulla. E quando entri nella sua stanza, non dimenticare di
dire buongiorno e non andare intorno a guardare negli angoli».
«Farò tutto per
benino», disse Cappuccetto Rosso alla madre e per promessa le dette la mano. Ma
la nonna abitava fuori, nella foresta, a una mezz'ora dal villaggio. Appena
Cappuccetto Rosso entrò nella foresta, le venne incontro il lupo. Cappuccetto
Rosso però non sapeva quale malvagia bestia fosse e non ebbe paura.
«Buon giorno,
Cappuccetto Rosso», disse il lupo.
«Tante grazie, lupo».
«Dove vai così di
buon'ora, Cappuccetto Rosso?».
«Dalla nonna».
«Che cosa porti sotto
il grembiale?».
«Focaccia e vino;
ieri abbiamo infornato il pane, così la nonna che è ammalata e stanca potrà mangiare
qualcosa di buono e rinforzarsi».
«Cappuccetto Rosso,
dove abita la tua nonna?».
«Ancora un buon
quarto d'ora più lontano, nella foresta, la sua casa sta sotto tre grosse
querce, più sotto c'è la macchia di noccioli, che tu certo conoscerai», disse
Cappuccetto Rosso.
Il lupo pensò tra sé:
«La ragazzina è tenera, è un boccone grasso molto più saporito della vecchia;
bisogna incominciare astutamente da questa e così le acchiapperò tutte due».
Si avvicinò un po' a
Cappuccetto Rosso e disse: «Cappuccetto Rosso, guarda che bei fiori ci sono
qui; perché non ti guardi intorno? Credo che tu non senta neppure che gli
uccellini cantano dolcemente! Tu cammini come se andassi a scuola, e invece è
così gaio stare nella foresta».
Cappuccetto Rosso
sbatté gli occhi e quando vide i raggi del sole che brillavano qua e là
attraverso gli alberi e tutti quei bei fiorellini, pensò: «Se porterò alla
nonna un mazzolino fresco, le farò molto piacere; è ancora così presto che
arriverò sempre in tempo».
Lasciò la strada e si
internò nella foresta in cerca di fiori. E quando ne aveva colto uno pensava
che ancora più in là ce ne sarebbero stati di più belli e così facendo sempre
più si addentrava nella foresta.
Ma il lupo si diresse
direttamente verso la casa della nonna e bussò alla porta.
«Chi è?».
«Cappuccetto Rosso
che porta focaccia e vino, apri».
«Spingi il saliscendi
- gridò la nonna, - sono molto debole e non posso alzarmi».
Il lupo spinse il
saliscendi, la porta si aprì ed egli andò, senza dire una sola parola, diritto
al letto della nonna e la divorò.
Poi indossò i suoi
abiti, si mise la sua cuffietta, si coricò nel letto e tirò le tendine.
Intanto Cappuccetto
Rosso correva dietro ai fiori e quando ne ebbe colti tanti, quanti ne poteva portare,
si ricordò di sua nonna e si rimise in strada verso la casa.
Si meravigliò,
arrivando, che la porta fosse aperta e quando entrò nella stanza tutto le parve
così strano, tanto che pensava: «Dio mio, oggi mi sento angosciata; eppure sto
sempre volentieri con la nonna!».
Gridò: «Buongiorno!».
Ma non ricevette risposta. Allora andò verso il letto e tirò indietro le tendine;
sul letto giaceva la nonna che aveva la cuffietta messa fino al naso e uno
strano aspetto.
«Eh, nonna, che
orecchie lunghe hai!».
«Per sentirti
meglio».
«Eh, nonna, che occhi
grandi hai».
«Per vederti meglio».
«Eh, nonna, che mani
grandi hai!».
«Per afferrarti
meglio».
«Però, nonna, che
bocca terribilmente grande hai!».
«Per mangiarti
meglio!».
Appena ebbe detto
ciò, il lupo fece un balzo dal letto e inghiottì la povera Cappuccetto Rosso.
Poi, soddisfatta la
sua fame, si sdraiò di nuovo sul letto, si addormentò e cominciò a russare fragorosamente.
Un cacciatore che
passava davanti alla casa pensò: «Come russa la vecchia; vado a vedere se le
occorre qualcosa».
Entrò nella stanza e
appena fu vicino al letto s'accorse che vi era sdraiato il lupo.
«Eccoti qui, vecchio
peccatore - disse, - ti ho cercato tanto».
Stava puntando il
fucile, ma poi gli venne in mente che il lupo poteva aver divorato la nonna tutta
intera e che forse si poteva ancora salvarla: non sparò, ma prese le forbici e
incominciò a tagliare la pancia del lupo che dormiva. Fatto un paio di tagli,
vide balenare il Cappuccetto Rosso; ancora un paio di tagli e la ragazza saltò
fuori gridando: «Ah, com'era brutto, come era buio nella pancia del lupo».
Dopo anche la vecchia
venne fuori ancora viva anche se poteva appena respirare. Cappuccetto Rosso corse
a prendere dei grossi sassi per riempire la pancia del lupo e quando questi si
svegliò, volle saltar via, ma i sassi erano così pesanti, che cadde pesantemente
e morì.
Tutti e tre erano
contenti: il cacciatore scuoiò il lupo e si portò a casa la pelle; la nonna
mangiò la focaccia e bevette il vino che Cappuccetto Rosso aveva portato e si
rimise in salute.
E Cappuccetto Rosso
pensò: «Mai più uscirò dalla strada per correre nella foresta quando la mamma
me lo proibirà».
Si racconta anche che
un'altra volta mentre Cappuccetto Rosso portava il pane alla sua vecchia nonna,
un altro lupo le abbia rivolto la parola per indurla a fermarsi. Ma Cappuccetto
Rosso se ne guardò bene e continuò diritta per la sua strada e disse alla nonna
di aver incontrato il lupo, che le aveva augurato il buongiorno ma che l'aveva
guardata con occhi malvagi. «Se non fossimo stati nella pubblica via, mi avrebbe
mangiata». «Va' - disse la nonna - a chiudere la porta, perché non possa
entrare».
Poco dopo il lupo
bussò e disse: «Apri, nonna, sono Cappuccetto Rosso e ti porto il pane».
Ma esse rimasero
zitte e non aprirono la porta; la testa grigia strisciò pian piano intorno alla
casa, finalmente saltò sul tetto per attendere che Cappuccetto Rosso alla sera
ritornasse a casa; l'avrebbe seguita di soppiatto e nell'oscurità l'avrebbe
divorata.
Ma la nonna capì che
questa era la sua intenzione. Davanti alla casa stava un grosso truogolo di pietra.
La nonna disse alla fanciulla: «Prendi il secchio, Cappuccetto Rosso, ieri ho
cotto delle salsicce; versa l'acqua in cui le ho cotte nel truogolo».
Cappuccetto Rosso
portò tanta acqua finché il truogolo fu pieno.
L'odore delle
salsicce salì al naso del lupo, che fiutò, guardò giù e allungò talmente il
collo che perse l'equilibrio e cominciò a scivolare; sdrucciolò giù dal tetto,
diritto diritto dentro il grosso truogolo, dove annegò.
Cappuccetto Rosso
tornò a casa tutta contenta e nessuno le fece del male.
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