opera di Steve Hanks
Alla sua perduta amante - Simon Armitage
ora che
non sono più
una
seccatura l’uno per l’altra
lui può
ripensare alle cose, mettere mano a quella lista
di cose
che mai accaddero, tutte le perdute
vicende
e vane.
Per
esempio… per esempio,
come
mai aveva tagliato e conservato i capelli di lei, o spazzolato
quella
sua pettinatura, e mai aveva saputo come non arrossire
quando
qualcuno la nominava in pubblico.
Mai
avevano dormito come le posate nel cassetto –
due
cucchiai o forchette unite perfettamente,
mai
tratto il miglior profitto dal cattivo tempo –
camminato
nella pioggia scrosciante tra lampi in successione
o
scalato di marcia mentre l’altro guidava.
Come
lui mai aveva levato le punte delle dita
per
fermare il tratteggio delle sue labbra
che
stavano per dargli una notizia,
assaggiato
il frutto,
o raccolto
per sé la pera del suo cuore
o
sollevato la sua mano si là dove il cuore
era un
piccolo uccello nero spaventato
nella
sua resa. Là dove doleva.
o detto
la cosa giusta,
scritto
la cosa giusta.
Come
lui mai erta fuggito attraverso il nero miglio sino a casa
prima
di mezzanotte, irretito un bottone ancora della sua camicetta
e poi
un altro ancora,
o
saputo il suo
colore
preferito,
il suo
gusto, il suo sapore,
mai le
aveva preparato la vasca o allungato un asciugamano,
avvolta
in una bolla di sapone, strofinato i suoi capelli
in un
cono gelato o in un alveare
di
schiuma, agito fuori luogo, sbagliato un comportamento
quando
avrebbe potuto, o passato un pettine
là dove
mai pettine era passato, o ritornato a casa a piedi
attraverso
un miglio oscuro cullando un cuore trafitto,
là dove
doleva, là dove doleva, o condotto la sua mano
verso
il suo cuore farfalla
nelle
sue due tristi e azzurre metà.
E mai
era stato sul punto di piangere
mai una
volta aveva descritto
un
colpo al cuore
o da
sotto una camicia di seta
accudito
un seno nella sua mano,
quello
di sinistra, come una goccia di carne
pianta
dal cuore,
là dove
duole,
o
strofinato con il pollice la nocciola del suo capezzolo,
o
bevuto liquori inebrianti dal suo ombelico.
O dato
il suo nome in battesimo alla Stella Polare,
fatto
scudo alla maschera del suo volto simile a una fiamma,
una
luce pilota,
o si
era fermato la notte,
o
l’aveva convinta a ritornare alla sua casa
o detto
“Non chiedermi il motivo
per cui
mi piaci.
E’
così e basata”.
Come
mai aveva escogitato un piano infallibile,
o
disteso la sua mano, come se la sua mano
fosse
una palla solida
di
fogli di alluminio
per
scoprirvi la linea della vita che la percorreva
e
misurare la propria accanto a quella.
Al
contrario, aveva detto cose che non intendeva
dolci
nulla che chiunque avrebbe potuto nominare
e
lasciato non dette cose che avrebbe dovuto dire
sul
cuore, su dove doleva esattamente, e quanto spesso.
Traduzione
di Luca Guerneri. Da Simon Armitage, Poesie, Mondadori, Milano 2001
Nessun commento:
Posta un commento