foto da calendario Cmpari 2009
La sconosciuta - Aleksandr Aleksandrovic Blok
Nelle serate sopra i ristoranti
l’aria infocata è selvatica e sorda,
e governa il clamore degli ubriachi
lo spirito pernicioso della primavera.
Lontano, sulla polvere dei vicoli,
sul tedio delle ville suburbane,
s’indora la ciambella d’un fornaio,
ed echeggia un pianto di bambini.
Ed ogni sera, dietro le barriere,
con il tubino sulle ventitré,
passeggiano tra i borri con le dame
esperti bontemponi.
Sopra il lago cricchiano gli scalmi,
ed echeggia uno strillo femminile,
mentre, abituato ad ogni cosa,
in cielo stupidamente il disco si corruga.
Ed ogni sera l’unico mio amico
si riverbera nel mio bicchiere
e dall’acerbo e misterioso liquido
è, come me, sottomesso e stordito,
mentre d’accanto, ai tavoli vicini,
sonnacchiosi lacchè stanno impalati,
e gli ubriachi dagli occhi di conigli
si affannano a gridare “In vino veritas!”
Ed ogni sera, all’ora stabilita
(oppure è questo solamente un sogno?),
una fanciulla inguainata di seta
nella finestra nebbiosa si muove.
Lentamente, passando fra gli ubriachi,
sempre senza compagni, sempre sola,
esalando caligine e profumi,
si va a sedere presso la finestra.
Ed effondono antiche credenze
le sue elastiche vesti di seta,
e il cappello con piume di lutto,
e la stretta mano inanellata.
Avvinto dalla vicinanza strana,
guardo di là dalla scura veletta,
e vedo una riva incantata
ed un’incantata lontananza.
Cupi arcani mi sono confidati,
un estraneo sole mi è commesso,
ed il vino acerbo ha penetrato
tutti i meandri dell’anima mia.
E le piume di struzzo inclinate
vacillano nel mio cervello,
e gli occhi azzurri senza fondo
fioriscono su una riva lontana.
Nella mia anima giace un tesoro,
la cui chiave è affidata solo a me!
Hai tutte le ragioni, mostro ubriaco!
Lo so bene: la verità è nel vino.
trad. di A.M.Ripellino
l’aria infocata è selvatica e sorda,
e governa il clamore degli ubriachi
lo spirito pernicioso della primavera.
Lontano, sulla polvere dei vicoli,
sul tedio delle ville suburbane,
s’indora la ciambella d’un fornaio,
ed echeggia un pianto di bambini.
Ed ogni sera, dietro le barriere,
con il tubino sulle ventitré,
passeggiano tra i borri con le dame
esperti bontemponi.
Sopra il lago cricchiano gli scalmi,
ed echeggia uno strillo femminile,
mentre, abituato ad ogni cosa,
in cielo stupidamente il disco si corruga.
Ed ogni sera l’unico mio amico
si riverbera nel mio bicchiere
e dall’acerbo e misterioso liquido
è, come me, sottomesso e stordito,
mentre d’accanto, ai tavoli vicini,
sonnacchiosi lacchè stanno impalati,
e gli ubriachi dagli occhi di conigli
si affannano a gridare “In vino veritas!”
Ed ogni sera, all’ora stabilita
(oppure è questo solamente un sogno?),
una fanciulla inguainata di seta
nella finestra nebbiosa si muove.
Lentamente, passando fra gli ubriachi,
sempre senza compagni, sempre sola,
esalando caligine e profumi,
si va a sedere presso la finestra.
Ed effondono antiche credenze
le sue elastiche vesti di seta,
e il cappello con piume di lutto,
e la stretta mano inanellata.
Avvinto dalla vicinanza strana,
guardo di là dalla scura veletta,
e vedo una riva incantata
ed un’incantata lontananza.
Cupi arcani mi sono confidati,
un estraneo sole mi è commesso,
ed il vino acerbo ha penetrato
tutti i meandri dell’anima mia.
E le piume di struzzo inclinate
vacillano nel mio cervello,
e gli occhi azzurri senza fondo
fioriscono su una riva lontana.
Nella mia anima giace un tesoro,
la cui chiave è affidata solo a me!
Hai tutte le ragioni, mostro ubriaco!
Lo so bene: la verità è nel vino.
trad. di A.M.Ripellino
Nessun commento:
Posta un commento