FAVOLE
DI LIBERTÀ di Antonio Gramsci
TRADUZIONI DALLE
FIABE DEI FRATELLI GRIMM
Cenerentola
Un ricco signore
aveva la moglie malata. Quando ella sentì che la fine stava per venire, chiamò
la sua unica figliolina accanto al letto e le disse: «Cara figlia, rimani sempre
buona, così il buon Dio ti assisterà ed io dal cielo veglierò su di te e ti
starò vicina». Quindi chiuse gli occhi e morì.
La ragazzina andava
ogni giorno sulla tomba della madre e piangeva e si manteneva pia e buona.
Quando venne l'inverno, la neve coprì la tomba con un manto di neve e quando il
sole di primavera lo ebbe sciolto, il signore prese un'altra moglie.
La nuova moglie aveva
portato con sé in casa due figlie che erano belle e bianche all'aspetto, ma
sconcie e nere nel cuore. Per la povera figliastra vennero brutti giorni.
«Questa stupida
ochetta vuole stare con noi nel salotto - le dicevano. - Chi vuol mangiare il pane
se lo deve guadagnare: fuori la sguattera».
Le portarono via i
suoi bei vestiti, le fecero indossare un vecchio casacchino grigio e le diedero
degli zoccoli.
«Guardate un po' come
è superba la principessina, come è azzimata!», gridavano, ridevano e la
mandavano in cucina.
Dalla mattina alla
sera, dovette fare i lavori più pesanti, levarsi prima dell'alba, portare
l'acqua, accendere il fuoco, cucinare e fare il bucato. Per giunta, le due
sorelle le davano tutti i dispiaceri immaginabili, la beffeggiavano, le
versavano i piselli e le lenticchie nella cenere, così che la poveretta doveva
sedersi per terra e raccoglierli nuovamente. La sera, dopo che aveva lavorato
ed era stanca, non andava a letto, ma doveva sdraiarsi nella cenere vicino al
focolare. E poiché, per tutto ciò, era sempre impolverata e sudicia, la
chiamarono Cenerentola.
Accadde che una volta
il padre dovesse andare alla fiera; domandò alle due figliastre che cosa doveva
portar loro.
«Bei vestiti», disse
una. «Perle e gemme», disse l'altra. «E tu, Cenerentola - disse il padre, - che
cosa desideri?».
«Padre, il primo
virgulto, che nel ritorno a casa, sfiorerà il vostro cappello, tagliatelo per me».
Egli comprò per le
due figliastre bei vestiti, perle e gemme, e sulla via del ritorno, mentre
attraversava
un verde boschetto,
lo sfiorò un ramo di nocciolo e gli urtò il cappello. Egli strappò il ramo e lo
portò con sé. Quando rientrò a casa dette a Cenerentola il ramo colto nel
cespuglio di nocciole. Cenerentola lo ringraziò, andò alla tomba della madre e
vi piantò il virgulto, e pianse tanto che le lacrime vi caddero sopra e lo
innaffiarono. Il virgulto tuttavia si sviluppò e diventò un albero bellissimo.
Cenerentola andava tre volte al giorno sotto l'albero, piangeva e pregava e
ogni volta un bianco uccellino si posava sull'albero e quando ella esprimeva un
desiderio, l'uccellino le gettava ciò che ella aveva desiderato.
Avvenne dunque che il
re desse una festa, che doveva durare tre giorni e alla quale erano invitate tutte
le belle fanciulle del paese in modo che il figlio del re potesse scegliersi la
sposa.
Le due sorellastre
appena sentirono che anch'esse dovevano andare alla festa erano piene di gioia,
chiamarono Cenerentola e dissero: «Pettinaci i capelli, spazzola le scarpe,
aggancia subito le fibbie, noi andiamo a nozze al castello del re».
Cenerentola obbedì,
ma pianse, perché anch'ella sarebbe volentieri andata a ballare e pregò la matrigna
che glielo permettesse.
«Cenerentola -
rispose la matrigna, - sei ricoperta di polvere e di sudicio e vuoi andare alle
nozze? Non hai vestiti e scarpe e vuoi ballare?». Ma poiché Cenerentola
continuava a supplicare, finalmente le disse: «Ho versato nella cenere una
scodella di lenticchie; se in due ore tu le avrai raccolte, verrai insieme a noi».
La fanciulla uscì nel
cortiletto dalla porta di dietro e gridò:
«Dolci colombe,
tortorelle e voi tutti uccellini che vivete nel cielo, venite e aiutatemi a
scegliere,
la buona in cucina le
cattive in salotto».
Allora vennero verso
la finestra della cucina due bianche colombe e poi le tortorelle e
finalmente frullarono e sciamarono tutti
gli uccellini del cielo e si posarono sulla cenere. E le colombe fecero di sì
con la testina e cominciarono pik, pik, pik, pik, e anche gli altri
cominciarono pik, pik, pik, pik, e rimisero nella scodella tutti i granellini
puliti puliti. Era appena trascorsa un'ora, tutti gli uccelli avevano finito il
loro lavoro e tutti volarono via.
La fanciulla tutta
contenta portò la scodella alla matrigna, e credeva che sarebbe andata a nozze.
Ma la matrigna disse: «No, Cenerentola, tu non hai vestiti e non puoi ballare:
tutti si burlerebbero di te». E poiché la fanciulla piangeva, le disse: «Se tu
riesci a togliere pulite due scodelle di lenticchie dalla cenere verrai con
noi».
Quando ebbe gettato
nella cenere le due scodelle di lenticchie, la fanciulla per la porta di dietro
andò nel giardino e gridò: «O dolci colombe, o tortorelle, e voi tutti
uccellini del cielo, venite e aiutatemi a scegliere, la buona in cucina le
cattive in salotto».
Due bianche colombe vennero
dalla finestra della cucina, e poi le tortorelle e finalmente frullarono e
sciamarono tutti gli uccellini del cielo e si posarono nella cenere. E le
colombe fecero di sì e cominciarono pik, pik, pik, pik, e anche gli altri
cominciarono pik, pik, pik, pik, e mandarono tutti i granellini nelle scodelle.
E prima che fosse trascorsa mezz'ora tutto era finito e gli uccellini volarono
via.
La fanciulla tutta
allegra portò le scodelle alla matrigna e credette che anche lei sarebbe andata
alle nozze del re. Ma quella disse: «Tutto questo non serve a nulla; tu non
verrai perché non hai abiti e non sai ballare; non vogliamo vergognarci per
te». Quindi le voltò le spalle e si affrettò a partire con le sue due superbe
figlie.
Quando più nessuno fu
in casa, Cenerentola andò alla tomba di sua madre sotto il nocciolo e gridò:
«Alberello scuotiti e
squassa, gettami addosso oro e argento».
Allora l'uccellino
bianco le gettò un vestito d'oro e delle scarpettine ricamate d'argento. In un momento
indossò l'abito e si recò alle nozze.
Le sue sorelle e la
matrigna non la riconobbero e pensavano fosse la figlia di un re straniero,
tanto appariva bella nei vestiti d'oro. Esse non pensavano neppure a Cenerentola,
persuase com'erano che ella fosse a casa, seduta nel sudiciume a cercare le
lenticchie nella cenere.
Il figlio del re le
andò incontro, le prese la mano e ballò con lei. Poi non volle più ballare con
nessun'altra e non le lasciò più la mano libera e quando un altro si presentava
per invitarla, egli diceva: «Questa è la mia ballerina».
Cenerentola ballò
fino a sera, poi volle ritornare a casa. Ma il figlio del re disse: «Verrò con te
e ti accompagnerò», poiché voleva vedere di chi fosse figlia la bella fanciulla.
Ma ella gli sfuggì e saltò nella colombaia. Il figlio del re aspettò fino a che
venne il padre e gli disse che la fanciulla straniera era saltata nella
colombaia. Il vecchio pensò: «Deve essere Cenerentola», e andarono a prendere
la scure e la zappa per fare a pezzi la colombaia, ma dentro non c'era nessuno.
Quando essi entrarono
in casa, trovarono Cenerentola nella cenere, vestita dei suoi abiti sudici, che
accendeva nel caminetto un'affumicata lampada ad olio. Infatti, Cenerentola era
discesa in un attimo dalla colombaia, ed era corsa all'albero di nocciolo; là si
era svestita degli abiti d'oro e li aveva deposti sulla tomba, e l'uccellino
bianco li aveva ripresi. Poi si era rivestita della sua casacchina grigia e si
era seduta sulla cenere in cucina.
Il giorno seguente,
quando la festa ricominciò di nuovo, e i genitori e le sorellastre furono partiti,
Cenerentola corse al nocciolo e disse:
«Alberello scuotiti e
squassati, gettami addosso oro e argento».
L'uccellino bianco le
gettò ancora degli abiti, più superbi di quelli del giorno innanzi. E quando
ella in tali abiti si presentò alle nozze ciascuno stupì della sua bellezza. Il
figlio del re che l'aveva attesa, la prese ugualmente per la mano e ballò solo
con lei. Se gli altri venivano ad invitarla egli diceva: «Questa è la mia
ballerina».
Quando fu sera, ella
volle partire, e il figlio del re la seguì e volle vedere in quale casa
entrasse; ma ella si allontanò di corsa e saltò nel giardino dietro la casa. Là
vi era un grande e bell'albero, dal quale pendevano delle magnifiche pere; ella
si arrampicò, agile come uno scoiattolo tra i rami, e il figlio del re non
seppe dove fosse entrata. Ma aspettò, aspettò, finché venne il padre e gli disse:
«La fanciulla straniera mi è sfuggita, ed io credo che sia saltata sul pero».
Il padre pensò: «Deve
essere Cenerentola», si fece portare la scure, e colpì l'albero tutt'intorno, ma
non c'era nessuno sopra. E quando andarono in cucina, Cenerentola era sdraiata
nella cenere, poiché ella era saltata dall'altra parte dell'albero, aveva
riportato all'uccellino bianco sul nocciolo i begli abiti, e aveva indossato il
suo casacchino grigio.
Il terzo giorno,
appena i genitori e le sorelle furono partiti, Cenerentola ritornò alla tomba della
madre e disse all'alberello:
«Alberello scuotiti e
squassati, gettami addosso oro e argento».
L'uccellino bianco le
gettò un abito che era così magnifico e splendente, come mai nessuno ne aveva
avuto e le scarpette erano tutte d'oro. Quando ella apparve in tale abito alle
nozze, tutti non sapevano che dire per la meraviglia. Il figlio del re ballò
solo con lei e se qualcuno la invitava, diceva: «Questa è la mia ballerina».
Quando fu sera,
Cenerentola volle andar via e il figlio del re volle accompagnarla, ma ella gli
sfuggì così rapidamente che egli non poté seguirla.
Ma il figlio del re
aveva pensato un'astuzia e aveva fatto ungere con la pece tutta la scala; perciò
avvenne che, quando ella correva per scendere, lo scarpino sinistro rimase
attaccato al pavimento. Il figlio del re lo raccolse; era piccolo,
graziosissimo e tutto d'oro.
Il giorno dopo egli si
recò dal ricco signore e disse: «Sarà mia moglie solo colei, al cui piede si
adatta questo scarpino d'oro».
Le due sorelle si
rallegrarono, poiché anch'esse avevano dei bei piedi. La più anziana andò nella
sua camera con lo scarpino e lo volle provare: la madre era presente. Ma lo
scarpino era troppo piccolo, e non poté entrarci col dito grosso del piede.
Allora la madre le diede un coltello e le disse: «Tagliati il dito: quando
sarai regina non dovrai più andare a piedi».
La fanciulla tagliò
il dito, sforzò il piede nella scarpa, nascose il dolore e andò via col figlio del
re.
Egli se la prese come
fidanzata sul cavallo e galoppò con lei. Per andare alla reggia essi dovevano passare
vicino alla tomba e sul nocciolo erano due colombe che gridarono:
«Guarda indietro,
guarda indietro, la scarpa è insanguinata; la scarpa è troppo piccola, la vera
sposa non siede in groppa».
Egli guardò il piede
della fanciulla e vide che ne sgorgava il sangue. Voltò il cavallo, riportò a
casa la falsa fidanzata e disse che non era la vera, che l'altra sorella doveva
infilarsi la scarpa. Questa andò nella sua camera e infilò felicemente la
scarpetta, ma il calcagno era troppo grande. La madre le diede un coltello e
disse: «Tagliati un pezzo del calcagno: quando sarai regina non dovrai più
andare a piedi».
La fanciulla tagliò
un pezzo del calcagno, sforzò il piede nella scarpa, nascose il dolore e raggiunse
il figlio del re. Egli la prese in groppa come fidanzata e galoppò via con lei.
Quando passarono vicino al nocciolo, le due colombe che vi erano posate
gridarono:
«Guarda indietro,
guarda indietro, la scarpa è insanguinata; la scarpa è troppo piccola, la vera
fidanzata non è in groppa».
Egli guardò giù il
piede della ragazza e vide il sangue che colava dalla scarpa e aveva tinto di
rosso la calza bianca.
Voltò il cavallo e
riportò a casa la falsa fidanzata. «Neanche questa è la vera - disse, - non avete
un'altra figlia?».
«No - rispose il
signore, - però dalla mia defunta moglie ho avuto una povera piccola figlia, che
è chiamata Cenerentola; ma essa non può essere quella che cercate».
Il figlio del re
disse che la facessero venire e anche quando la matrigna rispose: «No, è troppo
sudicia, non bisogna farla vedere», volle assolutamente vederla. Bisognò
chiamare Cenerentola, che prima si lavò le mani e la faccia, poi entrò e
s'inginocchiò dinanzi al figlio del re, il quale le porse la scarpetta d'oro. Ella
quindi si sedette su uno sgabello, si tolse dal piede il pesante zoccolo e infilò
la scarpetta che le stava a pennello. E quando si levò in piedi e il figlio del
re la guardò in faccia, riconobbe la bella fanciulla che aveva ballato con lui
e esclamò: «Eccola, la vera fidanzata!».
La matrigna e le due
sorelle furono prese dal terrore e divennero smorte dal dispetto; ma egli prese
in groppa Cenerentola e andò via con lei. Quando passarono davanti al nocciolo,
le due colombe gridarono:
«Guarda indietro,
guarda indietro, nella scarpa non c'è sangue; la scarpa non è troppo piccola,
egli porta a casa la
vera fidanzata».
E quando ebbero così
gridato, ambedue presero il volo e si posarono sulle spalle di Cenerentola, una
a destra e una a sinistra, e vi rimasero.
Nel giorno in cui
doveva celebrarsi il matrimonio di Cenerentola col figlio del re, le false
sorelle vi si recarono per ingraziarseli e prender parte alla loro felicità.
Quando gli sposi andarono in chiesa, la maggiore si pose a destra, la minore a
sinistra; le colombe beccarono un occhio a ciascuna. Quando uscirono, la
maggiore era a sinistra, la minore a destra: le colombe beccarono a ognuna l'altro
occhio.
E così per la loro
cattiveria e slealtà furono punite con la cecità per tutta la vita.
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