da “Gli affari del Signor gatto” - Gianni Rodari
- Io mi terrò qui pronto con la scatola, - ridacchiava il gatto, - e appena il topo sbuca fuori dal formaggio, zaff, dentro; trik trak, chiuso il coperchio, e via, a bottega. Sniff! Sniff!
Le cose, fino a un certo punto, andarono secondo le sue previsioni. Il topo, per uscire dalla sua tana, dovette entrare nel parmigiano, scavando una galleria. Questo lavoro non gli dispiaceva per niente, perché il parmigiano era reggiano, garantito e stagionato.
Sua moglie gli diede una mano e rosicchiò la sua parte. I loro sette figli si divertirono un mondo a scavare piccole gallerie, adatte alla loro età, in tutte le direzioni. Digerivano il formaggio senza la minima difficoltà. Ingrassavano a vista d’occhio. Il topo, senza smettere di mangiare, rifletteva. Fare due cose per volta non era fatica per lui, perché era un topo intelligente. «A questo mondo, - egli pensava, - nessuno ti regala una forma di formaggio senza chiederti qualcosa in cambio. una brutta cosa, ma bisogna tenerne conto. E prima di tutto bisogna sapere chi mi ha messo il
parmigiano sulla porta di casa».
Per saperlo, fece un buchetto piccolissimo nella crosta e vide il signor gatto con la scatola in una zampa e il coperchio nell’altra.
- Buongiorno, - disse il topo.
Il signor gatto senti la vocina che usciva dalla forma, ma non vide nulla e nessuno. Tuttavia, per non parere maleducato, rispose al saluto. Tanto più che aveva riconosciuto la voce del topo.
- Buongiorno anche a lei.
- Che cosa fa di bello?
- Non lo vede? Faccio la pubblicità alle mie scatolette. Che cosa gliene pare?
- Il formaggio è di ottima qualità.
- Ha visto? Dunque, ragioni: se il formaggio è buono, le scatolette saranno anche meglio. Si vuole accomodare? L’aiuto ad uscire?
- Per carità, non si disturbi.
- Anzi, è un piacere per me…
- No, grazie. Di uscire non mi va.
Il signor gatto si arrabbiò da non dire.
- Ecco come siete, voi topi. Il formaggio ve lo pappate, ma non volete dare niente in cambio. Questo non è leale. In commercio bisogna agire correttamente: io ti do una cosa a te, tu mi dai una cosa a me.
- Va bene. Le lascerò la crosta, così siamo pari.
- La denuncerò per truffa, furto e impertinenza. Dovrà rispondere delle sue azioni in tribunale.
- Sì, il giorno del mai!
- Oggi stesso, invece!
Così dicendo, il gatto afferrò la forma e la fece rotolare verso la porta della cantina, indifferente agli squittii di terrore dei sette topolini che si sentivano sbatacchiare da tutte le parti.
- Niente paura, - raccomandò il topo alla famiglia. - Questo formaggio non sarà né la nostra trappola né la nostra prigione: sarà la nostra fortezza. Voglio vedere chi riuscirà a tirarci fuori di qui. Calma, sangue freddo e musica classica. Per tenerci su, canteremo il nostro inno.
Ed egli stesso diede l’esempio, intonando la prima strofa:
- Viva i topi nel formaggio, viva i topi di coraggio!
La moglie del topo unì la sua voce a quella del marito e uno dopo l’altro anche i sette topolini la smisero di piagnucolare e cominciarono a cantare:
- Viva il cacio pecorino, il groviera e lo stracchino!
- Io mi terrò qui pronto con la scatola, - ridacchiava il gatto, - e appena il topo sbuca fuori dal formaggio, zaff, dentro; trik trak, chiuso il coperchio, e via, a bottega. Sniff! Sniff!
Le cose, fino a un certo punto, andarono secondo le sue previsioni. Il topo, per uscire dalla sua tana, dovette entrare nel parmigiano, scavando una galleria. Questo lavoro non gli dispiaceva per niente, perché il parmigiano era reggiano, garantito e stagionato.
Sua moglie gli diede una mano e rosicchiò la sua parte. I loro sette figli si divertirono un mondo a scavare piccole gallerie, adatte alla loro età, in tutte le direzioni. Digerivano il formaggio senza la minima difficoltà. Ingrassavano a vista d’occhio. Il topo, senza smettere di mangiare, rifletteva. Fare due cose per volta non era fatica per lui, perché era un topo intelligente. «A questo mondo, - egli pensava, - nessuno ti regala una forma di formaggio senza chiederti qualcosa in cambio. una brutta cosa, ma bisogna tenerne conto. E prima di tutto bisogna sapere chi mi ha messo il
parmigiano sulla porta di casa».
Per saperlo, fece un buchetto piccolissimo nella crosta e vide il signor gatto con la scatola in una zampa e il coperchio nell’altra.
- Buongiorno, - disse il topo.
Il signor gatto senti la vocina che usciva dalla forma, ma non vide nulla e nessuno. Tuttavia, per non parere maleducato, rispose al saluto. Tanto più che aveva riconosciuto la voce del topo.
- Buongiorno anche a lei.
- Che cosa fa di bello?
- Non lo vede? Faccio la pubblicità alle mie scatolette. Che cosa gliene pare?
- Il formaggio è di ottima qualità.
- Ha visto? Dunque, ragioni: se il formaggio è buono, le scatolette saranno anche meglio. Si vuole accomodare? L’aiuto ad uscire?
- Per carità, non si disturbi.
- Anzi, è un piacere per me…
- No, grazie. Di uscire non mi va.
Il signor gatto si arrabbiò da non dire.
- Ecco come siete, voi topi. Il formaggio ve lo pappate, ma non volete dare niente in cambio. Questo non è leale. In commercio bisogna agire correttamente: io ti do una cosa a te, tu mi dai una cosa a me.
- Va bene. Le lascerò la crosta, così siamo pari.
- La denuncerò per truffa, furto e impertinenza. Dovrà rispondere delle sue azioni in tribunale.
- Sì, il giorno del mai!
- Oggi stesso, invece!
Così dicendo, il gatto afferrò la forma e la fece rotolare verso la porta della cantina, indifferente agli squittii di terrore dei sette topolini che si sentivano sbatacchiare da tutte le parti.
- Niente paura, - raccomandò il topo alla famiglia. - Questo formaggio non sarà né la nostra trappola né la nostra prigione: sarà la nostra fortezza. Voglio vedere chi riuscirà a tirarci fuori di qui. Calma, sangue freddo e musica classica. Per tenerci su, canteremo il nostro inno.
Ed egli stesso diede l’esempio, intonando la prima strofa:
- Viva i topi nel formaggio, viva i topi di coraggio!
La moglie del topo unì la sua voce a quella del marito e uno dopo l’altro anche i sette topolini la smisero di piagnucolare e cominciarono a cantare:
- Viva il cacio pecorino, il groviera e lo stracchino!
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