23 novembre 2018

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un viaggiatore, (1957) – Italo Calvino

Pippo Rizzo - Treno notturno in corsa 1926
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un viaggiatore, (1957) – Italo Calvino
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Gli altoparlanti delle stazioni che ogni tanto lo svegliavano, non sono così totalmente sgradevoli come molti suppongono. Svegliarsi e sapere subito dove ci si trova dà due possibilità di soddisfazione diverse: di pensare, se è una stazione più avanti di quel che ci si immaginava: «Quanto ho dormito! Questo viaggio lo faccio senz'accorgermene!», e se invece è una stazione ancora indietro: «Bene, ho ancora tutto il tempo di riaddormentarmi e continuare il mio sonno senza preoccupazioni». Ora ci si trovava ancora al secondo caso. Il rappresentante era sempre lì, adesso dormiva sdraiato anche lui, con un soffice russare. Federico aveva ancora caldo. S'alzò mezz'addormentato, cercò a tentoni il regolatore del riscaldamento elettrico, lo trovò nella parete opposta alla sua, proprio sopra la testa del compagno di viaggio, avanzò le mani tenendosi in equilibrio con un piede solo perché gli s'era sfilata una pantofola, girò rabbiosamente la manopola sul «minimo». Il rappresentante dovette aprire gli occhi in quel momento e vedere quella mano adunca sopra la sua testa: ebbe un singulto, un risucchio di saliva, poi ripiombò nell'indistinto. Federico si buttò sul suo giaciglio, il regolatore elettrico mandò un ronzio, accese una lampadina rossa, come tentasse una spiegazione, un colloquio. Federico attese impaziente il diradare del calore, s'alzò ad abbassare il finestrino d'un filo, poi siccome il treno aveva preso a correre veloce ebbe freddo e richiuse, spostò un po' il regolatore verso l"«automatico».
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