dipinto di Peregrine Heathcote
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un fotografo, (1955) – Italo Calvino
(…)
Certa Bice, ex cognata
di qualcuno, e certa Lydia, ex segretaria di qualche altro, gli chiesero se per
favore scattava loro un'istantanea mentre giocavano al pallone tra le onde.
Accondiscese, ma siccome intanto aveva elaborato una teoria contro le
istantanee, si premurò di comunicarla alle due amiche:
- Cosa vi spinge,
ragazze, a prelevare dalla mobile continuità della vostra giornata queste fette
temporali dello spessore d'un secondo? Lanciandovi il pallone vivete nel
presente, ma appena la scansione dei fotogrammi si insinua tra i vostri gesti
non è più il piacere del gioco a muovervi ma quello di rivedervi nel futuro, di
ritrovarvi tra vent'anni su di un cartoncino ingiallito (sentimentalmente
ingiallito, anche se i procedimenti di fissaggio moderni lo preserveranno
inalterato).
Il gusto della foto
spontanea naturale colta dal vivo uccide la spontaneità, allontana il presente.
La realtà fotografata assume subito un carattere nostalgico, di gioia fuggita
sull'ala del tempo, un carattere commemorativo, anche se è una foto dell'altro
ieri. E la vita che vivete per fotografarla è già in partenza commemorazione di
se stessa. Credere più vera l'istantanea che il ritratto in posa è un pregiudizio...
Così dicendo Antonino
saltellava in mare attorno alle due amiche per mettere a fuoco i movimenti del gioco
ed escludere dall'inquadratura gli abbaglianti riflessi del sole sull'acqua. In
una zuffa per il pallone Bice che si slanciava sull'altra già sommersa fu colta
col sedere in primo piano volante sulle onde. Antonino per non perdere questo
scorcio s'era buttato riverso nell'acqua tenendo sollevata la macchina e mancò
poco annegasse.
- Sono venute tutte
benissimo, e questa poi è stupenda, - commentarono qualche giorno dopo,
strappandosi di mano i provini. Gli avevano dato appuntamento nel negozio del
fotografo. - Sei bravo, devi farcene delle altre.
(…)
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