14 novembre 2018

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un viaggiatore, (1957) – Italo Calvino

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un viaggiatore, (1957) – Italo Calvino

Poi entrò un uomo, in una qualche stazione sepolta nella notte, Federico se ne accorse quando già era rannicchiato in un angolo, e dall'odore di bagnato che aveva nel pastrano capì che fuori stava piovendo. Quando si risvegliò ancora era già sparito, a chissà quale altra stazione invisibile, e non era stato per lui altro che un'ombra dall'odore di pioggia ed un greve respiro. Ebbe freddo; girò il regolatore al «massimo», poi abbassò la mano sotto i sedili per sentire aumentare il calore. Non si sentiva niente; annaspò là sotto; pareva che tutto fosse spento. Rindossò il soprabito, poi lo tolse, cercò il pullover buono, si levò il pullover da strapazzo, si mise quello buono, ci infilò sopra quello da strapazzo, si rimise il soprabito, si rincantucciò e cercò di raggiungere di nuovo la sensazione di pienezza che prima l'aveva portato al sonno e non riusciva a ricordare nulla, e quando gli tornò in mente la canzone era già addormentato e quel ritmo continuò a cullarlo trionfalmente nel sonno.
La prima luce del mattino entrò dagli spiragli come il grido «caffè caldo!» e «giornali!» d'una stazione forse ancora dell'ultima Toscana o già del primo Lazio. Non pioveva, dietro i vetri bagnati il cielo ostentava una sua già meridionale indifferenza all'autunno. Il desiderio di qualcosa di caldo e anche l'automatismo dell'uomo di città che inizia tutte le sue mattine scorrendo i giornali, agì sui riflessi di Federico, ed egli sentì che avrebbe dovuto precipitarsi al finestrino e comprare il caffè o il giornale o tutti e due. Ma riuscì così bene a convincersi d'essere ancora addormentato e di non aver sentito niente che questa persuasione continuò a valere anche quando lo scompartimento fu invaso dalla solita gente di Civitavecchia che prende i treni mattutini per Roma. E la parte migliore del suo sonno, quella delle prime ore di luce, non ebbe quasi soste.
(…)

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