15 novembre 2018

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un viaggiatore, (1957) – Italo Calvino

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un viaggiatore, (1957) – Italo Calvino
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Ed era con un moto amoroso, di carezza, che il treno cominciava a scorrere tra i pilastri delle pensiline, sbisciava tra le radure ferrate degli scambi, si buttava nel buio, e diveniva la stessa cosa dell'impeto che Federico aveva fino allora sentito dentro di sé. E, come se il liberarsi della sua tensione nella corsa del treno l'avesse reso più leggero, egli si mise ad accompagnarne lo slancio accennando il motivo d'una canzone che proprio quello slancio gli richiamava alla mente: «J'ai deux amours... Mon pays et Paris... Paris toujours...» Entrò un signore, Federico ammutolì. - Libero? - Si sedette. Federico aveva già fatto mentalmente un rapido calcolo: a rigore, volendo fare il viaggio sdraiati è meglio essere in due nello scompartimento: uno si sdraia di qua, l'altro di là, e nessuno osa più disturbarvi; se invece mezzo scompartimento resta libero, quando meno te lo aspetti sale una famiglia di sei persone, coi bambini, diretta a Siracusa, e sei obbligato ad alzarti. Federico sapeva benissimo, quindi, che la cosa più saggia, salendo in un treno poco affollato sarebbe stata di prender posto non in uno scompartimento vuoto, ma in uno in cui già ci fosse un viaggiatore. Però non lo faceva mai: preferiva giocare la carta della solitudine completa, e
quando, non per sua scelta, gli capitava un compagno di viaggio, poteva sempre consolarsi con i vantaggi della nuova situazione.
Così fece anche adesso. - Lei va fino a Roma? - chiese al nuovo venuto, per poter aggiungere: «Bene, adesso chiudiamo le tendine, spegniamo la luce e non facciamo entrare più nessuno». Invece quello rispose: - No. A Genova -. Ottima cosa che scendesse a Genova e lasciasse Federico di nuovo solo, ma, per un viaggio di poche ore, non si sarebbe sdraiato, probabilmente sarebbe rimasto sveglio, non avrebbe lasciato spegnere la luce, altra gente sarebbe potuta entrare alle stazioni intermedie. Federico così
aveva gli svantaggi del viaggio in compagnia senza i relativi vantaggi. Ma non si soffermò a pensarci. La sua forza era sempre stata quella d'espellere dall'area dei suoi pensieri ogni aspetto della realtà che lo disturbasse o che non gli servisse. Cancellò l'uomo seduto
nell'angolo opposto al suo fino a ridurlo un'ombra, una macchia grigia. I giornali che entrambi tenevano aperti davanti a sé aiutavano l'impermeabilità reciproca. Federico poteva continuare a sentirsi librato nel suo volo amoroso. «Paris toujours...» Nessuno poteva immaginare che da quello squallido scenario di viavai spinti dal bisogno e dalla pazienza, egli stesse volando tra le braccia d'una donna come Cinzia U. E a nutrire questo senso d'orgoglio, Federico sentì il bisogno di considerare il suo compagno di viaggio (sul quale non aveva finora neppure posato l'occhio) per confrontare - con la crudeltà del nuovo ricco - la propria condizione fortunata col grigiore delle esistenze altrui.
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