dipinto di Kenton Nelson
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un lettore, (1958) – Italo Calvino
Ma da troppo tempo era sdraiato in quel punto della roccia, oppure quei rapidi pensieri gli avevano lasciato una scia d'inquietudine, fatto sta che si sentiva indolenzito; le asperità dello scoglio, di sotto l'asciugamano che gli faceva da giaciglio, cominciavano a diventargli fastidiose. S'alzò per trovare un altro posto dove stendersi. Per un momento, fu incerto tra due posti che parevano egualmente comodi: uno più distante dalla spiaggetta dove stava la signora abbronzata (anzi, al di là d'uno sperone di scoglio che ne impediva la vista), l'altro più vicino. Il pensiero d'avvicinarsi e poi magari essere tratto da qualche circostanza imprevedibile ad attaccar discorso e così dover interrompere la lettura, gli fece subito preferire il posto più distante, ma riflettendoci, sembrava proprio che, appena arrivata quella signora, lui volesse scappar via, e questo poteva parere un po' sgarbato; così scelse il posto più vicino, tanto la lettura l'assorbiva talmente che non era certo la vista di quella signora – nemmeno particolarmente bella, del resto - a poterlo distrarre. Si sdraiò su di un fianco tenendo il libro in modo da coprire la vista di lei, ma faticava a reggere il braccio a quell'altezza e finì per abbassarlo.
Ora lo stesso sguardo che scorreva le righe incontrava, ogni volta che doveva andare a capo, appena al di là del margine della pagina, le gambe della villeggiante solitaria. Anch'essa s'era un po' spostata, cercando una posizione più comoda, e il fatto d'aver alzato le ginocchia e accavallato le gambe proprio nella direzione di Amedeo, permetteva a questi di considerare meglio alcune proporzioni di lei, nient'affatto sgradevoli. Insomma, Amedeo (sebbene una lama di scoglio gli segasse un'anca) non avrebbe potuto trovare una posizione migliore: il piacere che poteva trarre dalla vista della signora abbronzata - un piacere marginale, un di più, ma non perciò da buttar via, potendone godere senza sforzo - non era di danno al piacere della lettura, ma s'inseriva nel normale corso d'essa, cosicché ora egli era sicuro di poter continuare a leggere senz'essere tentato di distogliere lo sguardo.
Ma da troppo tempo era sdraiato in quel punto della roccia, oppure quei rapidi pensieri gli avevano lasciato una scia d'inquietudine, fatto sta che si sentiva indolenzito; le asperità dello scoglio, di sotto l'asciugamano che gli faceva da giaciglio, cominciavano a diventargli fastidiose. S'alzò per trovare un altro posto dove stendersi. Per un momento, fu incerto tra due posti che parevano egualmente comodi: uno più distante dalla spiaggetta dove stava la signora abbronzata (anzi, al di là d'uno sperone di scoglio che ne impediva la vista), l'altro più vicino. Il pensiero d'avvicinarsi e poi magari essere tratto da qualche circostanza imprevedibile ad attaccar discorso e così dover interrompere la lettura, gli fece subito preferire il posto più distante, ma riflettendoci, sembrava proprio che, appena arrivata quella signora, lui volesse scappar via, e questo poteva parere un po' sgarbato; così scelse il posto più vicino, tanto la lettura l'assorbiva talmente che non era certo la vista di quella signora – nemmeno particolarmente bella, del resto - a poterlo distrarre. Si sdraiò su di un fianco tenendo il libro in modo da coprire la vista di lei, ma faticava a reggere il braccio a quell'altezza e finì per abbassarlo.
Ora lo stesso sguardo che scorreva le righe incontrava, ogni volta che doveva andare a capo, appena al di là del margine della pagina, le gambe della villeggiante solitaria. Anch'essa s'era un po' spostata, cercando una posizione più comoda, e il fatto d'aver alzato le ginocchia e accavallato le gambe proprio nella direzione di Amedeo, permetteva a questi di considerare meglio alcune proporzioni di lei, nient'affatto sgradevoli. Insomma, Amedeo (sebbene una lama di scoglio gli segasse un'anca) non avrebbe potuto trovare una posizione migliore: il piacere che poteva trarre dalla vista della signora abbronzata - un piacere marginale, un di più, ma non perciò da buttar via, potendone godere senza sforzo - non era di danno al piacere della lettura, ma s'inseriva nel normale corso d'essa, cosicché ora egli era sicuro di poter continuare a leggere senz'essere tentato di distogliere lo sguardo.
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