15 novembre 2018

da “Voglia di cucinare la pasta”

da “Voglia di cucinare la pasta”

Il frumento (o grano) viene generalmente distinto in tenero e duro. Il grano tenero è il più diffuso e costituisce la maggior parte del cereale utilizzato per la panificazione; nel nostro Paese si coltiva soprattutto al Centro e al Nord. Il grano duro, meno diffuso perché necessita di climi caldi e asciutti, si coltiva nell’Italia meridionale e insulare e viene impiegato nella preparazione delle paste alimentari.
Il chicco di frumento da cui, dopo opportuna macinazione, si ricava la farina, è costituito da diversi strati: la crusca, l’endosperma e il germe. La crusca è una sorta di involucro fibroso, digeribile solo in parte, che ha un ruolo molto importante nel veicolare le sostanze nutritive. L’endosperma, povero di vitamine e sali minerali, è ricco di amidi e di glutine. Il germe, infine, contiene molti enzimi, proteine e sali minerali. Il germe e la crusca vengono
eliminati con la raffinazione e, a seconda del tipo di molitura, si ha un’asportazione differenziata delle varie parti del seme. Nel caso della farina, si ottiene un prodotto più o meno raffinato, tanto che si distinguono farine di tipo 00, 0, 1, 2 e integrale. Nelle qualità meno raffinate (le farine integrali) si ha una maggior percentuale di fibra grezza rispetto a quelle più raffinate, oltre a una quantità maggiore di altre componenti come oligoelementi e vitamine, che si trovano in prevalenza nello strato esterno del chicco.
La pasta secca prodotta industrialmente viene di solito fatta con farina di semola e ciò ne garantisce la conservabilità, la resistenza alla cottura e il sapore. Quella di buona qualità si riconosce per il colore giallo chiaro, il sapore lievemente dolce, la mancanza assoluta di odore e si conserva a lungo se mantenuta in luoghi bui e asciutti.

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