22 novembre 2018

“God Rest Ye Merry, Gentlemen” – Derek Walcott

dipinto di Joan Longas
“God Rest Ye Merry, Gentlemen” – Derek Walcott

Uscito da Jack Delaney’s, in Sheridan Square,
quella sera d’inverno, cotto, stagionato nel bourbon,
il corpo rianimato dall’aria fischiante di neve
che tempestava il Village con l’annuncio che Cristo è rinato,
barcollavo come ogni ubriaco al proprio bagliore
verso la Sesta, e mi ghiacciai di fronte alla traccia
di orme sanguinanti sulla neve inviolata.
Le seguii fin dove mi portarono, sul lato
sigillato a lacca di calore umano al neon,
un diner aperto tutta notte col suo cuoco saccente,
il mozzicone del suo pollice nel mio stufato,
e la faccia spappolata di un uomo, il cui aspetto
confermava che tutto quello, il bianco-nero di fuori,
era possibile: una bestia si aggirava nel quartiere,
il sangue rappreso nel suo manto, inselvatichita
oltre i confini della volontà. Fuori,
era caduta altra neve. Il mio cuore si carbonizzò.
Desideravo il buio, un male che fosse caldo.
Camminando, mi voltavo, fermandomi. Cos’avevo sentito
ansimarmi alle spalle con un respiro sbiancante?
Niente. La Sesta Avenue si spalancava umida e ampia.
La notte era bianca. Non c’era dove nascondersi.

da Derek Walcott, Nelle vene del mare, a cura di Matteo Campagnoli
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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