22 novembre 2018

L’uomo carnevalesco – Derek Walcott

dipinto di Kenne Gregoire
L’uomo carnevalesco – Derek Walcott

Dentro la testa enorme di un leone offuscata dalla rogna
un impiegato nero ruggisce.
Poi, un pavone retto da cavi d’oro trattiene un uomo,
un ventaglio, che ostenta gli occhi ovali e ingioiellati.
Che metafore!
Che fantasie affettate e corruscanti!

Hector Mannix, impiegato agli acquedotti, San Juan, è entrato in un leone,
Boysie, per corsetto due manghi d’oro che ballonzolano; scende
il fiume su un vascello come Cleopatra, dandosi arie.
“Salta su” gridano. “Oddio, piccolo, non sai ballare?”.
Ma nell’esultanza di quel turbine
un bambino, vestito da pipistrello, si accascia singhiozzando.

Ma sto ballando, guarda, da una vecchia forca
il mio corpo sferzato oscilla, un metronomo!
Come un pipistrello calato nell’ombra di bambagia,

la mia follia, la mia follia è una calma spaventosa.
Nelle vostre mattine penitenziali,
un cranio deve sfregare la sua memoria con la cenere,
una mente deve acquattarsi urlando nella polvere,
una mano deve strisciare a raccogliere i vostri rifiuti,
qualcuno deve pur scrivere le vostre poesie.

da Derek Walcott, Nelle vene del mare, a cura di Matteo Campagnoli
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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