da "La cucina del buon gusto" - Simonetta Agnello Hornby, Maria Rosario Lazzati
Masafuki Kai era un pianista giapponese a cui affittavamo la mansarda della nostra casa di Dulwich. Visse con noi due anni, due anni soddisfacenti per lui come per noi: faceva i suoi esercizi di giorno, quando la casa era vuota, e la sera ci deliziava con le sonate, di cui anticipava il nome del compositore. Spesso mangiavamo insieme e talvolta cucinava lui stesso piatti giapponesi con ingredienti portati dal Giappone: erano molto salati e non ci piacevano, ma lui non lo seppe mai. Anni dopo ci scrisse: aveva preso moglie e sarebbero venuti a Londra in viaggio di nozze. “Facciamogli un buon pollo arrosto,” suggerì mio marito, a Masafuki piacevano i suoi Sunday lunch. Gli sposini vennero a cena, non a pranzo, e dunque il compito di cucinare era mio. Preparai un pollo arrosto magnifico, lardellato, coperto di fette di bacon e con un ripieno di noci e fegatini preso dal ricettario di Mrs Beeton, la famosa cuoca dell’Ottocento che ha scritto il trattato di cucina britannica. La sposina, timidissima, non parlava inglese; ci si capiva a sorrisetti. Mio marito fece gli onori di casa e sfoderò la sua abilità nel tagliare fettine di petto di pollo succulente, piano piano, facendo sfoggio della sua consumata maestria; poi le poggiava accanto alle cosce, già sui piatti degli ospiti. La sposina seguiva i suoi movimenti, mentre Masafuki le spiegava chissà cosa, fiero e protettivo. Poi mio marito prese il cucchiaio con il manico lungo – una peculiarità inglese inventata apposta per prendere il ripieno della cacciagione – e lo infilò deciso nella parte posteriore del volatile tirandone fuori una bella cucchiaiata. Stava appoggiando delicatamente il ripieno accanto alle fettine di carne bianca quando sentimmo un tonfo: alla vista del cucchiaione che penetrava nelle viscere del pollo la sposina era caduta all’indietro, svenuta, trascinandosi la sedia.
Masafuki ci spiegò che in Giappone la carne e il pesce si vendono già tagliati e che la sola vista di un pollo arrosto può portare la gente al vomito. Da allora ho cambiato il mio modo di servire carni e pesci: tutti i pesci in casa Hornby sono decollati, le costolette di agnello le presento dolcemente sdraiate, i volatili arrivano a tavola in porzioni; e mai, mai, servo lumache. Ma non è bastato.
Masafuki Kai era un pianista giapponese a cui affittavamo la mansarda della nostra casa di Dulwich. Visse con noi due anni, due anni soddisfacenti per lui come per noi: faceva i suoi esercizi di giorno, quando la casa era vuota, e la sera ci deliziava con le sonate, di cui anticipava il nome del compositore. Spesso mangiavamo insieme e talvolta cucinava lui stesso piatti giapponesi con ingredienti portati dal Giappone: erano molto salati e non ci piacevano, ma lui non lo seppe mai. Anni dopo ci scrisse: aveva preso moglie e sarebbero venuti a Londra in viaggio di nozze. “Facciamogli un buon pollo arrosto,” suggerì mio marito, a Masafuki piacevano i suoi Sunday lunch. Gli sposini vennero a cena, non a pranzo, e dunque il compito di cucinare era mio. Preparai un pollo arrosto magnifico, lardellato, coperto di fette di bacon e con un ripieno di noci e fegatini preso dal ricettario di Mrs Beeton, la famosa cuoca dell’Ottocento che ha scritto il trattato di cucina britannica. La sposina, timidissima, non parlava inglese; ci si capiva a sorrisetti. Mio marito fece gli onori di casa e sfoderò la sua abilità nel tagliare fettine di petto di pollo succulente, piano piano, facendo sfoggio della sua consumata maestria; poi le poggiava accanto alle cosce, già sui piatti degli ospiti. La sposina seguiva i suoi movimenti, mentre Masafuki le spiegava chissà cosa, fiero e protettivo. Poi mio marito prese il cucchiaio con il manico lungo – una peculiarità inglese inventata apposta per prendere il ripieno della cacciagione – e lo infilò deciso nella parte posteriore del volatile tirandone fuori una bella cucchiaiata. Stava appoggiando delicatamente il ripieno accanto alle fettine di carne bianca quando sentimmo un tonfo: alla vista del cucchiaione che penetrava nelle viscere del pollo la sposina era caduta all’indietro, svenuta, trascinandosi la sedia.
Masafuki ci spiegò che in Giappone la carne e il pesce si vendono già tagliati e che la sola vista di un pollo arrosto può portare la gente al vomito. Da allora ho cambiato il mio modo di servire carni e pesci: tutti i pesci in casa Hornby sono decollati, le costolette di agnello le presento dolcemente sdraiate, i volatili arrivano a tavola in porzioni; e mai, mai, servo lumache. Ma non è bastato.
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