Antonio Canova - Le tre Grazie, dettaglio
da Agamennone – Ghiannis RitsosNon vogliono tacere. E i fuochi sugli altari – questo fumo
e l’odore di arrosto; – che nausea – no, non per la tempesta –
un gusto aspro in bocca, una paura
sulle dita, sulla pelle; – come allora, una notte d’estate,
saltai su nel sonno – un serpeggiare viscido per tutto il corpo;
non trovavo i fiammiferi; inciampai; accesi la lanterna:
nella tenda, per terra, sui lenzuoli, sullo scudo, sull’elmo,
migliaia di lumache; le pestavo scalzo; uscii all’aperto – c’era un po’ di luna,
soldati nudi avevano ingaggiato battaglia, tra risate e scherzi,
con quei repellenti esseri striscianti – repellenti anch’essi; i loro falli
si muovevano come lumache. Mi buttai in mare; l’acqua non mi ripulì;
sulla guancia sinistra mi strisciava la luna, viscida anche lei,
gialla, gialla, densa e molle. E ora queste ovazioni –
Preparami un bagno caldo, molto caldo; – l’hai già preparato?
Con foglie di lentischio e di mirto? Ricordo il loro profumo,
acre, tonificante – un abbandono; come risentire
l’odore dell’infanzia con alberi, fiumi, cicale. Le nostre figlie
mi sono sembrate un po’ disorientate; – l’hai notato? – una di loro
mi afferrava il mento tra la barba, come cieca. Hai fatto bene
a mandarle in camera loro – non potevo guardarle.
da Quarta dimensione, Crocetti Editore, Milano 2013
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