dipinto di Victor Bauer
da Palomar – Italo Calvino
1.1.3 La spada del sole
Il riflesso sul mare si forma quando il sole s'abbassa: dall'orizzonte una macchia abbagliante si spinge fino alla costa, fatta di tanti luccichii che ondeggiano; tra luccichio e luccichio, l'azzurro opaco del mare incupi-sce la sua rete. Le barche bianche controluce si fanno nere, perdono consistenza ed estensione, come consumate da quella picchiettatura risplendente.
E' l'ora in cui il signor Palomar, uomo tardivo, fa la sua nuotata serale. Entra nell'acqua, si
stacca dalla riva, e il riflesso del sole diventa una spada scintillante nell'acqua che dall'orizzonte s'allunga fino a lui. Il signor Palomar nuota nella spada o per meglio dire la spada resta sempre davanti a lui, a ogni sua bracciata si ritrae, e non si lascia mai raggiungere. Per tutto dove egli allunga le braccia, il mare prende il suo opaco colore serale, che s'estende fino a riva alle sue spalle.
Mentre il sole scende verso il tramonto, il riflesso da bianco-incandescente si colora d'oro e di rame. E do-vunque il signor Palomar si sposti, il vertice di quell'aguzzo triangolo dorato è lui; la spada lo segue, indi-candolo come la lancetta d'un orologio che ha per perno il sole.
"E' un omaggio speciale che il sole fa a me personalmente", è tentato di pensare il signor Palomar, o me-glio l'io egocentrico e megalomane che abita in lui. Ma l'io depressivo o autolesionista che coabita con l'al-tro nello stesso contenitore, obietta:
"Tutti quelli che hanno occhi vedono il riflesso che li segue; l'illusione dei sensi e della mente ci tiene sempre tutti prigionieri". Interviene un terzo coinquilino, un io più equanime: "Vuol dire che, comunque sia, io faccio parte dei soggetti senzienti e pensanti, capaci di stabilire un rapporto con i raggi solari, e di inter-pretare e valutare le percezioni e le illusioni".
Il riflesso sul mare si forma quando il sole s'abbassa: dall'orizzonte una macchia abbagliante si spinge fino alla costa, fatta di tanti luccichii che ondeggiano; tra luccichio e luccichio, l'azzurro opaco del mare incupi-sce la sua rete. Le barche bianche controluce si fanno nere, perdono consistenza ed estensione, come consumate da quella picchiettatura risplendente.
E' l'ora in cui il signor Palomar, uomo tardivo, fa la sua nuotata serale. Entra nell'acqua, si
stacca dalla riva, e il riflesso del sole diventa una spada scintillante nell'acqua che dall'orizzonte s'allunga fino a lui. Il signor Palomar nuota nella spada o per meglio dire la spada resta sempre davanti a lui, a ogni sua bracciata si ritrae, e non si lascia mai raggiungere. Per tutto dove egli allunga le braccia, il mare prende il suo opaco colore serale, che s'estende fino a riva alle sue spalle.
Mentre il sole scende verso il tramonto, il riflesso da bianco-incandescente si colora d'oro e di rame. E do-vunque il signor Palomar si sposti, il vertice di quell'aguzzo triangolo dorato è lui; la spada lo segue, indi-candolo come la lancetta d'un orologio che ha per perno il sole.
"E' un omaggio speciale che il sole fa a me personalmente", è tentato di pensare il signor Palomar, o me-glio l'io egocentrico e megalomane che abita in lui. Ma l'io depressivo o autolesionista che coabita con l'al-tro nello stesso contenitore, obietta:
"Tutti quelli che hanno occhi vedono il riflesso che li segue; l'illusione dei sensi e della mente ci tiene sempre tutti prigionieri". Interviene un terzo coinquilino, un io più equanime: "Vuol dire che, comunque sia, io faccio parte dei soggetti senzienti e pensanti, capaci di stabilire un rapporto con i raggi solari, e di inter-pretare e valutare le percezioni e le illusioni".
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