foto di Dariusz Klimczak
Ritratto
a memoria - Wislawa
Szymborska
All’apparenza
tutto torna.
Forma del capo,
tratti, corporatura, altezza.
Eppure non è
somigliante.
Forse non in
questa posa?
Con un diverso
colorito?
Forse più di
profilo,
come se si
girasse per guardare?
Se tenesse
qualcosa fra le mani?
Un libro suo?
Di altri?
Una mappa? Un
binocolo? Un mulinello?
E se indossasse
qualcos’altro?
Una divisa del
‘39? La casacca del lager?
La giacca a
vento di quell’armadio?
Oppure – come
in viaggio per l’altra sponda già
immerso fino
alle caviglie,
alle ginocchia,
alla vita, al collo? Nudo?
E se qui gli si
aggiungesse un qualche sfondo?
Per esempio un
prato ancora non falciato?
Giuncheti?
Betulle? Un bel cielo nuvoloso?
Forse manca
qualcuno accanto a lui?
Con cui
discuteva? Scherzava?
Giocava a
carte? Beveva?
Un familiare?
Un amico?
Qualche donna?
Una?
Forse
affacciato alla finestra?
Mentre usciva
dal portone?
Con un cane
randagio ai piedi?
In una folla
solidale?
No, no, non
serve.
Dovrebbe essere
solo,
come si
addiceva a taluni.
E forse non con
tanta confidenza, da vicino?
Più lontano? E
ancora più lontano?
Proprio in
fondo al quadro?
Da dove se
anche gridasse
non giungerebbe
la voce?
E che cosa in
primo piano?
Ah, qualunque
cosa.
Purché sia un
uccello
che sta giusto passando in volo.
da Wislawa Szymborska. La gioia di scrivere, tutte le poesie
(1945 – 2009)
a cura di Pietro Marchesani - Adelphi Editore
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