Nulla esiste al di fuori di noi:
i laghi artificiali evaporano
negli istanti in cui abbiamo sete
di silenzio, quando l’ortica diviene
erba medicinale e le città rendono
la polvere ai cimiteri più vicini.
Tutti i fiori bianchi e neri sulla carta da parati
delle case che noi abbiamo abbandonato
germogliano fra storie impersonali
negli istanti in cui le nostre parole
divengono un’eredità non trasferibile
e le cose che vogliamo toccare
la presenza di qualcuno.
Siamo come una scarpa strascicata
da una muta di cani randagi,
ci abbracciamo
come cavi torti attraverso i mattoni
delle case disabitate.
Da molto ormai non esiste nulla
al di fuori di noi:
sole, luce o angelo
i nomi che ci diamo l’un l’altro a volte.
Traduzione di Piero Salabè
Da “Poesia” n. 290, febbraio 2014. Crocetti Editore
i laghi artificiali evaporano
negli istanti in cui abbiamo sete
di silenzio, quando l’ortica diviene
erba medicinale e le città rendono
la polvere ai cimiteri più vicini.
Tutti i fiori bianchi e neri sulla carta da parati
delle case che noi abbiamo abbandonato
germogliano fra storie impersonali
negli istanti in cui le nostre parole
divengono un’eredità non trasferibile
e le cose che vogliamo toccare
la presenza di qualcuno.
Siamo come una scarpa strascicata
da una muta di cani randagi,
ci abbracciamo
come cavi torti attraverso i mattoni
delle case disabitate.
Da molto ormai non esiste nulla
al di fuori di noi:
sole, luce o angelo
i nomi che ci diamo l’un l’altro a volte.
Traduzione di Piero Salabè
Da “Poesia” n. 290, febbraio 2014. Crocetti Editore
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