Pino Daeni - Donna in cucina
da Dolce come il cioccolato - Laura Esquivel
(…)
Sì, sì, e mille volte sì. Da quella sera lo amò per sempre. Ora però doveva rinunciare a lui. Era indecente desiderare il promesso sposo di una sorella. Doveva cercare in qualche modo di toglierselo dalla mente per poter dormire. Tentò di mangiare la focaccia di Natale che Nacha le aveva lasciato sul comodino insieme a un bicchiere di latte. In molte altre occasioni aveva ottenuto eccellenti risultati. Nacha, con la sua grande esperienza, sapeva che per Tita non c’era pena che non sparisse mangiando una squisita focaccia di Natale. Ma non questa volta. Il vuoto che sentiva nello stomaco non le passò. Al contrario, la invase una sensazione di nausea. Si accorse che il buco non era dovuto alla fame; si trattava piuttosto di un’algida sensazione di dolore. Era necessario eliminare quel freddo così fastidioso. Come prima cosa, si coprì con una pesante coperta e indossò indumenti di lana. Il freddo non voleva scomparire. Allora s’infilò le babbucce di maglia e si coprì con altre due coltri. Niente. Per ultima cosa, tirò fuori la coperta che aveva incominciato a fare il giorno in cui Pedro le aveva parlato di matrimonio. Una coperta come questa, lavorata all’uncinetto, ci si mette circa un anno a finirla. Giusto il tempo che Pedro e Tita avevano pensato di lasciar passare prima di celebrare le loro nozze. Decise di utilizzare la lana invece di sprecarla, e rabbiosamente lavorò e pianse, pianse e lavorò fino all’alba, quando si buttò addosso la coperta finita. Fu tutto inutile. Né in quella notte, né in molte altre della sua vita riuscì a sconfiggere il freddo.
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Sì, sì, e mille volte sì. Da quella sera lo amò per sempre. Ora però doveva rinunciare a lui. Era indecente desiderare il promesso sposo di una sorella. Doveva cercare in qualche modo di toglierselo dalla mente per poter dormire. Tentò di mangiare la focaccia di Natale che Nacha le aveva lasciato sul comodino insieme a un bicchiere di latte. In molte altre occasioni aveva ottenuto eccellenti risultati. Nacha, con la sua grande esperienza, sapeva che per Tita non c’era pena che non sparisse mangiando una squisita focaccia di Natale. Ma non questa volta. Il vuoto che sentiva nello stomaco non le passò. Al contrario, la invase una sensazione di nausea. Si accorse che il buco non era dovuto alla fame; si trattava piuttosto di un’algida sensazione di dolore. Era necessario eliminare quel freddo così fastidioso. Come prima cosa, si coprì con una pesante coperta e indossò indumenti di lana. Il freddo non voleva scomparire. Allora s’infilò le babbucce di maglia e si coprì con altre due coltri. Niente. Per ultima cosa, tirò fuori la coperta che aveva incominciato a fare il giorno in cui Pedro le aveva parlato di matrimonio. Una coperta come questa, lavorata all’uncinetto, ci si mette circa un anno a finirla. Giusto il tempo che Pedro e Tita avevano pensato di lasciar passare prima di celebrare le loro nozze. Decise di utilizzare la lana invece di sprecarla, e rabbiosamente lavorò e pianse, pianse e lavorò fino all’alba, quando si buttò addosso la coperta finita. Fu tutto inutile. Né in quella notte, né in molte altre della sua vita riuscì a sconfiggere il freddo.
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