da “Gli affari del Signor gatto” - Gianni Rodari
Il signor gatto, chiuso il negozio, tornò a chiedere consiglio allo zio Terzo.
- Caro zio, così e così: i topi non vogliono assolutamente saperne di entrare nelle scatole e domani debbo consegnare un’importante ordinazione alla contessa De Felinis. Che fare?
- Figliolo caro, - disse il gatto zio, - hai dimenticato la propaganda. Lo sai o non lo sai che la réclame è l’anima del commercio?
- Altroché se lo so: ho perfino promesso l’apriscatole e i buoni punto.
- Questa propaganda va bene per chi deve comprare i topi in scatola, ma non va bene per i topi.
- Certo, se do l’apriscatole anche a loro, scappano fuori dalla scatola…
- La miglior propaganda per i topi è il formaggio.
- Grana o groviera?
- Grana, groviera o pecorino fa lo stesso, purché ci possano scavare delle gallerie. Anche il caciocavallo è buono.
- Basta così, - esclamò il signor gatto. - Ho capito al volo.
- Hai la testa fina, tu, - approvò lo zio Terzo. - Del resto nella nostra famiglia crescono solo teste fine. Tuo nonno aveva sempre contemporaneamente due case, ciascuna con la cuccia, la scodella del latte e il piattino della ciccia.
- Come faceva?
- Di giorno abitava in casa di una guardia notturna. Di sera, e fino alla mattina dopo, abitava in casa di una maestra. Quando la maestra usciva per andare a scuola, fingeva d’accompagnarla e andava in casa della guardia. Quando la guardia usciva per andare al lavoro, l’accompagnava
un pezzetto e tornava in casa della maestra.
- Straordinario. E come si chiamava?
- A casa della maestra si chiamava Piumino; a casa della guardia notturna si chiamava Napoleone. Noi lo chiamavamo Moltiplicato Due.
Il signor gatto comprò una grossa forma di parmigiano, la portò in cantina e la mise davanti alla tana del topo, in modo da chiudere il buco. Il topo, se voleva uscire, doveva passare attraverso il formaggio.
Il signor gatto, chiuso il negozio, tornò a chiedere consiglio allo zio Terzo.
- Caro zio, così e così: i topi non vogliono assolutamente saperne di entrare nelle scatole e domani debbo consegnare un’importante ordinazione alla contessa De Felinis. Che fare?
- Figliolo caro, - disse il gatto zio, - hai dimenticato la propaganda. Lo sai o non lo sai che la réclame è l’anima del commercio?
- Altroché se lo so: ho perfino promesso l’apriscatole e i buoni punto.
- Questa propaganda va bene per chi deve comprare i topi in scatola, ma non va bene per i topi.
- Certo, se do l’apriscatole anche a loro, scappano fuori dalla scatola…
- La miglior propaganda per i topi è il formaggio.
- Grana o groviera?
- Grana, groviera o pecorino fa lo stesso, purché ci possano scavare delle gallerie. Anche il caciocavallo è buono.
- Basta così, - esclamò il signor gatto. - Ho capito al volo.
- Hai la testa fina, tu, - approvò lo zio Terzo. - Del resto nella nostra famiglia crescono solo teste fine. Tuo nonno aveva sempre contemporaneamente due case, ciascuna con la cuccia, la scodella del latte e il piattino della ciccia.
- Come faceva?
- Di giorno abitava in casa di una guardia notturna. Di sera, e fino alla mattina dopo, abitava in casa di una maestra. Quando la maestra usciva per andare a scuola, fingeva d’accompagnarla e andava in casa della guardia. Quando la guardia usciva per andare al lavoro, l’accompagnava
un pezzetto e tornava in casa della maestra.
- Straordinario. E come si chiamava?
- A casa della maestra si chiamava Piumino; a casa della guardia notturna si chiamava Napoleone. Noi lo chiamavamo Moltiplicato Due.
Il signor gatto comprò una grossa forma di parmigiano, la portò in cantina e la mise davanti alla tana del topo, in modo da chiudere il buco. Il topo, se voleva uscire, doveva passare attraverso il formaggio.
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