24 novembre 2018

Le acque alte – Eugenio Montale

Ubaldo Oppi - Paese col porto, 1914, Olio su tavola., cm. 39x80,4
Le acque alte – Eugenio Montale

Mi sono inginocchiato con delirante amore
sulla fonte Castalia
ma non filo d'acqua rifletteva
la mia immagine.

Non ho veduto mai
le acque dei pirahna. Chi vi si immerge
torna alla riva scheletro scarnificato.

Eppure
altre acque lavorano con noi,
per noi, su noi con un'indifferente
e mostruosa opera di recupero.
Le acque si riprendono
ciò che hanno dato: le asseconda il loro
invisibile doppio, il tempo; e un flaccido
gonfio risciacquamento ci deruba
da quando lasciammo le pinne per mettere fuori gli arti,
una malformazione, una beffa che ci ha lasciato gravidi
di cattiva coscienza e responsabilità.

Pare che la ribollente zavorra su cui m'affaccio,
rottami, casse, macchine ammassate
giù nel cortile,
la fumosa colata che se ne va
per conto suo e ignora la nostra esistenza,
parve che tutto questo fosse la prova del nove
che siamo qui per qualcosa un trabocchetto o uno scopo.
Parve non pare... In altri tempi scoppiavano
castagne sulla brace, brillava qualche lucignolo
sui doni natalizi. Ora non piace più
al demone delle acque darci atto che noi
suoi spettatori e còrrei siamo pur sempre noi.

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