Nel 200 a.C. – Costantino Kavafis
“Alessandro di Filippo e i Greci, tranne i Lacedemoni”.
Possiamo immaginare
quale totale indifferenza a Sparta
vi fu per un epigrafe. “Tranne i Lacedemoni”:
è naturale. Non erano certo
uomini da guidare e comandare
come preziosi servi. E poi, una spedizione
panellenica, senza
un re spartano a capo,
non potevano prenderla sul serio.
Sicurissimamente: “tranne i Lacedemoni”.
Un atteggiamento come un altro. Si capisce.
Così al Granico, “tranne i Lacedemoni”;
e quindi a Isso; e poi nella battaglia decisiva
che spazzò la terribile forza
concentrata in Arbela dai Persiani
(mosse di lì per vincere, e fu spazzata via).
E dalla spedizione panellenica, fulgida,
vittoriosa, mirabile,
celebrata, gòoriosa,
come nessuna s’ebbe gloria mai,
da quella incomparabile spedizione, sortimmo,
novello mondo greco, e grande, noi.
Noi, genti d’Alessandria, d’Antiochia,
di Selucìa, con tutti i Greci innumeri
dell’Egitto, e di Siria,
e di Media, e di Persia, e gli altri, gli altri.
Con gli stessi domini, e il vario gioco
d’adeguamenti accorti.
E la nostra Comune Lingua Greca
fino alla Battriana noi la recammo, all’India.
Ora, parliamo di Lacedemoni!
da Costantino Kavafis, La memoria e la passione, a cura di Filippomaria Pontani
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
“Alessandro di Filippo e i Greci, tranne i Lacedemoni”.
Possiamo immaginare
quale totale indifferenza a Sparta
vi fu per un epigrafe. “Tranne i Lacedemoni”:
è naturale. Non erano certo
uomini da guidare e comandare
come preziosi servi. E poi, una spedizione
panellenica, senza
un re spartano a capo,
non potevano prenderla sul serio.
Sicurissimamente: “tranne i Lacedemoni”.
Un atteggiamento come un altro. Si capisce.
Così al Granico, “tranne i Lacedemoni”;
e quindi a Isso; e poi nella battaglia decisiva
che spazzò la terribile forza
concentrata in Arbela dai Persiani
(mosse di lì per vincere, e fu spazzata via).
E dalla spedizione panellenica, fulgida,
vittoriosa, mirabile,
celebrata, gòoriosa,
come nessuna s’ebbe gloria mai,
da quella incomparabile spedizione, sortimmo,
novello mondo greco, e grande, noi.
Noi, genti d’Alessandria, d’Antiochia,
di Selucìa, con tutti i Greci innumeri
dell’Egitto, e di Siria,
e di Media, e di Persia, e gli altri, gli altri.
Con gli stessi domini, e il vario gioco
d’adeguamenti accorti.
E la nostra Comune Lingua Greca
fino alla Battriana noi la recammo, all’India.
Ora, parliamo di Lacedemoni!
da Costantino Kavafis, La memoria e la passione, a cura di Filippomaria Pontani
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
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