Tèmeto d’Antiochia – Costantino Kavafis
400 d.C.
Sono versi di Tèmeto, amante giovinetto.
S’intitolano: Emònide. Era questi il diletto
amasio del re Antioco Epìfane, una rara
beltà di Samosata. Ardenti sono i versi,
e palpitanti. C’è un perché. Quell’Emònide
(visse nell’epoca antica, nel 137
di quella monarchia ellenica, o chissà,
un poco prima) è stato messo nella poesia
come un nome soltanto, scelto, del resto, bene.
Un amore di Tèmeto canta quella poesia:
amore bello, e degno di lui. Noi, gl’iniziati,
noi, che siamo i più stretti amici, gl’iniziati,
lo sappiamo, per chi furono scritti i versi.
Ma gli Antiocheni, ignari leggono solo: Emònide.
Trad. Filippo Maria Pontani
400 d.C.
Sono versi di Tèmeto, amante giovinetto.
S’intitolano: Emònide. Era questi il diletto
amasio del re Antioco Epìfane, una rara
beltà di Samosata. Ardenti sono i versi,
e palpitanti. C’è un perché. Quell’Emònide
(visse nell’epoca antica, nel 137
di quella monarchia ellenica, o chissà,
un poco prima) è stato messo nella poesia
come un nome soltanto, scelto, del resto, bene.
Un amore di Tèmeto canta quella poesia:
amore bello, e degno di lui. Noi, gl’iniziati,
noi, che siamo i più stretti amici, gl’iniziati,
lo sappiamo, per chi furono scritti i versi.
Ma gli Antiocheni, ignari leggono solo: Emònide.
Trad. Filippo Maria Pontani
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