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Microcosmo
- Wislawa
Szymborska
Quando si
cominciò a usare il microscopio,
il terrore si
fece sentire e continua ancora.
La vita prima
era abbastanza folle
nelle sue forme
e dimensioni.
Produceva
dunque anche esseri piccini,
moscerini, vermetti,
ma almeno li si
vedeva
a occhio nudo.
Ed ecco,
all’improvviso, sotto il vetrino,
diversi fino
all’esagerazione
e già così
esigui
che quanto
occupano con se stessi nello spazio
solo per pietà
si può chiamare posto.
Il vetrino non
li comprime affatto,
senza ostacoli
si duplicano e triplicano sotto
in completa
scioltezza e alla rinfusa.
Dire che ce n’è
molti – è dire poco,
quanto più
potente è il microscopio,
tanto più con
zelo e precisione sono multipli.
Non hanno
neanche visceri decenti.
Non sanno cosa
siano sesso, infanzia, vecchiaia.
Forse non sanno
neanche se esistono – o no.
Eppure decidono
della nostra vita e morte.
Alcuni si
irrigidiscono nell’immobilità d’un attimo,
benché non si
sappia cosa sia per loro l’attimo.
Essendo così
minuti
forse anche il
durare per loro
è adeguatamente
sminuzzato.
Un granello
portato dal vento al confronto è
una meteora che
viene dagli abissi del cosmo,
e l’impronta
digitale – un vasto labirinto
dove potersi
radunare
per le loro
sorde parate,
le loro cieche
iliadi e upaniṣad.
È già tanto che
volevo scriverne,
ma l’argomento
è difficile,
rinviato a dopo
di continuo
e, credo, degno
d’un miglior poeta,
più di me
stupito del mondo.
Ma il tempo incalza. Scrivo.
da Wislawa Szymborska. La gioia di scrivere, tutte le poesie (1945
– 2009)
a cura di Pietro Marchesani - Adelphi Editore
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