Non
c’è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non
importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa
da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute.
Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che
scintillano
Anche
le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire.
Mi
piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che
la suola delle pantofole diventa subito nera, e grandi, di una grandezza
esagerata. Con un frigo enorme pieno di provviste che basterebbero
tranquillamente per un intero inverno, un frigo imponente al cui grande
sportello metallico potermi appoggiare. E se per caso alzo gli occhi dal fornello
schizzato di grasso o da coltelli un po’ arrugginiti, fuori le stelle che
splendono tristi.
Siamo
rimaste sole io e la cucina. Mi sembra un po’ meglio che pensare che sono
rimasta proprio sola.
Nei
momenti in cui sono molto stanca, mi succede spesso di fantasticare. Penso che
quando verrà il momento di morire, vorrei che fosse in cucina. Che io mi trovi
da sola in un posto freddo, o al caldo insieme a qualcuno, mi piacerebbe
poterlo affrontare senza paura. Magari fosse in cucina!
Prima
che i Tanabe mi prendessero con loro, dormivo sempre in cucina. Non riuscivo
mai a prendere sonno, e una volta che vagavo per le stanze all’alba alla
ricerca di un angolino confortevole, scoprii che il posto migliore per dormire
era ai piedi del frigo.
Mi
chiamo Mikage Sakurai. i miei genitori sono morti tutti e due giovani. Perciò
sono stata allevata da nonni. Il nono è morto quando ho cominciato le medie. Da
allora io e la nonna abbiamo vissuto da sole.
Pochi
giorni fa all’improvviso è morta la nonna. Sono rimasta di stucco.
Se
mi metto a pensare che la mia famiglia – che era lì, reale – nel giro di pochi
anni è scomparsa così, una persona alla volta, mi sembra di non poter credere
più a niente.
Essere
rimasta io sola in questa casa dove sono cresciuta, mentre il tempo continua a
scorrere regolare, mi sconvolge.
E’
pura fantascienza. Le tenebre del cosmo.
tre
giorni dopo il funerale ero ancora stordita.
Trascinandomi
dietro quella vaga sonnolenza che accompagna la tristezza più cupa e senza
lacrime, stesi il futon nella cucina
silenziosa e splendente. Dormii raggomitolata nella coperta come Linus, col
ronzio del frigorifero che mi proteggeva da pensieri di solitudine. Così la
notte se ne andò abbastanza tranquillamente, e venne il mattino.
Volevo
solo dormire alla luce delle stelle.
Volevo
svegliarmi nella luce del mattino.
A
parte questo, tutto il resto mi era completamente indifferente.
(…)
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