Joachim Beuckelaer - Market woman with fruit vegetables and poultry (detail)
da “La ragazza con l’orecchino di perla” - Tracy
Chevalier
Una minestra a regola d'arte
(…)
“Che cosa
stavi facendo, Griet?” chiese.
Quella
domanda mi stupì, ma ebbi la presenza di spirito di non darlo a vedere. “Stavo
tritando le verdure, signore. Per la minestra.”
Avevo
l’abitudine di sistemare le verdure in cerchio, ciascuna in uno spicchio come
una fetta di torta. C’erano cinque fette: cavolo rosso, cipolle, porri, carote
e rape. Mi ero servita della lama d’un coltello per dare la forma a ciascuna
fetta, e nel centro vi avevo piazzato una rondella di carota.
L’uomo picchiettò
col dito sul tavolo. “Le hai disposte secondo l’ordine in cui vanno nella
pentola?” si informò, osservando la ruota.
“No, signore”.
Esitai. Non sapevo spiegare perché avessi messo le verdure in quel modo. Le
disponevo così istintivamente, come sentivo che dovevano stare, ma ero troppo intimorita
per dirlo a un signore.
“Vedo che i
bianchi li hai messi distanti l’uno dall’altro”, osservò indicando le rape e le
ci-
polle. “E
poi l’arancione e il violetto non sono vicini. Perché mai?” Prese un ritaglio
di cavolo e un pezzetto di carota e li scosse nella mano come avrebbe fatto con
due dadi.
Rivolsi lo
sguardo a mia madre, che mi fece un leggero cenno di incoraggiamento.
“Quei colori
fanno a pugni quando sono vicini, signore”.
Inarcò le
sopracciglia, come se non si fosse aspettato una risposta del genere. “E ci
metti
molto a
sistemare le verdure prima di fare la minestra?”
“Oh no,
signore”, risposi imbarazzata. Non mi piaceva che mi giudicasse una perditempo.
Colsi un
movimento con la coda dell’occhio. Agnes, la mia sorellina, stava spiando da
dietro lo stipite della porta e alla mia risposta aveva scosso la testa. Non
dicevo spesso bugie. Abbassai lo sguardo.
L’uomo girò
un po’ la testa e Agnes si ritrasse. Poi fece ricadere i pezzetti di carota e
di cavolo nei rispettivi settori. Quello del cavolo cadde per metà sulle
cipolle. Avrei voluto allungare la mano per spingerlo al suo posto. Non lo
feci, ma lui capì la mia intenzione. Mi stava mettendo alla prova.
“Abbiamo
cianciato abbastanza”, dichiarò la donna. Era seccata con lui per l’attenzione
che mi prestava, ma fu a me che mostrò il viso corrucciato. “A domani, allora?”
All’uomo scoccò uno sguardo prima di uscire tutta impettita dalla stanza,
seguita da mia madre. Lui gettò ancora un’occhiata a quella che doveva
diventare una minestra, quindi mi fece un cenno di saluto col capo e seguì la
donna.
Quando la
mamma ritornò, mi trovò seduta davanti alla ruota delle verdure. Aspettai che
dicesse qualcosa. Se ne stava con le spalle incurvate come quando si cammina
contro una tormenta, nonostante fosse estate e in cucina facesse caldo.
“Prenderai
servizio domani. Se ti comporti bene, riceverai otto stuiver al giorno.
Andrai a stare da loro.”
Serrai le
labbra.
“Non mi
guardare in quel modo, Griet”, disse. “Dobbiamo farlo, visto che tuo padre non
può più lavorare.”
“Dove
abitano?”
“Sulla Oude
Langendijck, nel punto in cui incrocia la Molenpoort”.
“Il Quartiere
dei Papisti? Sono cattolici?”
“Puoi venire
a casa tutte le domeniche. Hanno accettato questa condizione.” La mamma mise le
mani a coppa intorno alle rape, le trascinò con parte del cavolo e delle
cipolle e le buttò nella pentola piena d’acqua già sul fuoco. Gli spicchi che
avevo formato con tanta
cura erano
tutti scompigliati.
(...)
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