Nelina Trubach-Moshnikova
da “Tuttomio – Andrea Camilleri
(…)
In vita sua, non ha mai saputo tenera a memoria il motivo di una canzone.
E dire che ha passato notti intere a ballare, ascoltando e riascoltando la stessa musica.
Conosce solo un motivo, lo sentì una volta alla radio, poteva avere una dozzina d’anni o poco meno, non se l’è mai più scordato, ed è quello che sempre canticchia a bassa voce quand’è sola, è un suo segreto, lo cucina in tutte le salse, anche in salsa jazz, tanto si presta benissimo, le parole fanno pressappoco così:
Diesis irae, dies illa,
solvet saeclum in favilla…
Poi va a infilarsi dentro alla Jacuzzi. Vi si allunga con un sospiro di felicità.
Perché non si può restare così per ore e ore? A occhi chiusi con l’acqua che ti accarezza tutta? Sentendosi solamente vivere?
Come quella volta con Marcello che volle fare i bagno con lei.
Entrarono nella vasca che erano le nove del mattino e ne uscirono a mezzogiorno passato.
La loro pelle era fatta bianchiccia e qua e là un pochino raggrinzita.
Ma ci sarebbero rimasti di più se Marcello non si fosse preso uno spavento della madonna.
Che stupido!
Ogni tanto dovevamo aprire il rubinetto dell’acqua calda perché rischiavano di prendere freddo.
non era una Jacuzzi, ma una comune vasca da bagno, solo che in quell’albergo di Fiesole le stanze erano arredate con mobili antichi e anche la vasca era di vecchio tipo e quindi un po’ più larga e lunga di quelle di adesso.
Che stupido Marcello!
Lei, la seconda volta, gli aveva detto che voleva stare sopra, e lui si era disteso lasciando che l’acqua gli arrivasse a metà del petto.
poi, sul più bello, lei l’aveva di sorpresa agguantato per le spalle e tirato giù. Marcello era andato a finire completamente sott’acqua.
Aveva cercato immediatamente di tirarsi su, ma lei, con le due mani appoggiate sulla fronte con tutta la forza di cui era capace, non glielo aveva consentito.
Allora Marcello si era messo a scalciare, tentando di disarcionarla.
Non era più dentro di lei, reso impotente dalla paura. Ma lei aveva continuato a muoversi sopra di lui ancora per un po’.
Fino a quando si era sentita placata.
Marcello, finalmente tiratosi fuori dalla vasca, si era buttato a pancia all’aria sul pavimento col respiro rasposo di u mantice.
“Ma sei pazza? Eh? Sei pazza? Volevi annegarmi?”
Entra in garage.
Ha perso un po’ di tempo nello spogliatoio.
Prima si era messa camicetta, jeans e sandali, ma subito ha capito che i jeans le avrebbero dato fastidio, troppo caldo. Alla fine ha scelto una specie di tunichetta azzurra, leggerissima.
Giulio ha preferito prendere la Volvo, ha lasciato lì la Mercedes e la piccola Toyota.
Arianna sale su quest’ultima, butta il borsone e il sacchetto di plastica con la minerale e i panini preparati da Elena sopra il sedile posteriore, abbassa sul naso gli occhiali da sole, mette in moto, parte.
(…)
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In vita sua, non ha mai saputo tenera a memoria il motivo di una canzone.
E dire che ha passato notti intere a ballare, ascoltando e riascoltando la stessa musica.
Conosce solo un motivo, lo sentì una volta alla radio, poteva avere una dozzina d’anni o poco meno, non se l’è mai più scordato, ed è quello che sempre canticchia a bassa voce quand’è sola, è un suo segreto, lo cucina in tutte le salse, anche in salsa jazz, tanto si presta benissimo, le parole fanno pressappoco così:
Diesis irae, dies illa,
solvet saeclum in favilla…
Poi va a infilarsi dentro alla Jacuzzi. Vi si allunga con un sospiro di felicità.
Perché non si può restare così per ore e ore? A occhi chiusi con l’acqua che ti accarezza tutta? Sentendosi solamente vivere?
Come quella volta con Marcello che volle fare i bagno con lei.
Entrarono nella vasca che erano le nove del mattino e ne uscirono a mezzogiorno passato.
La loro pelle era fatta bianchiccia e qua e là un pochino raggrinzita.
Ma ci sarebbero rimasti di più se Marcello non si fosse preso uno spavento della madonna.
Che stupido!
Ogni tanto dovevamo aprire il rubinetto dell’acqua calda perché rischiavano di prendere freddo.
non era una Jacuzzi, ma una comune vasca da bagno, solo che in quell’albergo di Fiesole le stanze erano arredate con mobili antichi e anche la vasca era di vecchio tipo e quindi un po’ più larga e lunga di quelle di adesso.
Che stupido Marcello!
Lei, la seconda volta, gli aveva detto che voleva stare sopra, e lui si era disteso lasciando che l’acqua gli arrivasse a metà del petto.
poi, sul più bello, lei l’aveva di sorpresa agguantato per le spalle e tirato giù. Marcello era andato a finire completamente sott’acqua.
Aveva cercato immediatamente di tirarsi su, ma lei, con le due mani appoggiate sulla fronte con tutta la forza di cui era capace, non glielo aveva consentito.
Allora Marcello si era messo a scalciare, tentando di disarcionarla.
Non era più dentro di lei, reso impotente dalla paura. Ma lei aveva continuato a muoversi sopra di lui ancora per un po’.
Fino a quando si era sentita placata.
Marcello, finalmente tiratosi fuori dalla vasca, si era buttato a pancia all’aria sul pavimento col respiro rasposo di u mantice.
“Ma sei pazza? Eh? Sei pazza? Volevi annegarmi?”
Entra in garage.
Ha perso un po’ di tempo nello spogliatoio.
Prima si era messa camicetta, jeans e sandali, ma subito ha capito che i jeans le avrebbero dato fastidio, troppo caldo. Alla fine ha scelto una specie di tunichetta azzurra, leggerissima.
Giulio ha preferito prendere la Volvo, ha lasciato lì la Mercedes e la piccola Toyota.
Arianna sale su quest’ultima, butta il borsone e il sacchetto di plastica con la minerale e i panini preparati da Elena sopra il sedile posteriore, abbassa sul naso gli occhiali da sole, mette in moto, parte.
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