8 maggio 2018

Sayat-Nova - Canto XXXI

dipinto di Michael e Inessa Garmash
Sayat-Nova - Canto XXXI

Tracciato col calamo il tuo ritratto, tramuti in mille colori il tuo aspetto,
il neo si nasconde sul tuo volto, se cali la cortina dei capelli.
Sei dischiusa come rosa rossa, e fai le tue rime con l’usignolo,
come oro si dispongono i tuoi denti, delle labbra fai pietra di paragone.

Il tuo volto, come luna nuova, cresce e in cerchio si perfeziona,
non devi inumidire la tua treccia, senza avvolgerla s’arriccia la tua chioma,
ed è così che chi ti vede, finisce per smarrire il proprio cammino.
Entri nel convito e come fossi usignolo gioia diffonde il tuo trillo.

Città e città, villaggi e villaggi, vengono a vedere il tuo volto,
il morente da te riceve a guarirlo il balsamo che rende immortali.
Tintinni come lama d’argento quando ti muovi dal tuo posto.
Che t’importa di santur o kamancià, se fai risuonare i tuoi strumenti?

Nel tuo seno nutri le rose, le viole, il giacinto e il giglio.
A che serve il giardino al tuo signore? Il tuo profumo è quello del basilico.
Hai spiegato come vela i tuoi capelli, e li attraversa il vento,
il mondo è un mare, tu la nave che lo percorre e si culla sulle sue onde.

Se pur ti lodasse il mondo intero, non direbbe di te che in minima parte.
Ninfea, fiore dei mari, viola che si dischiude al vento.
Come resistere al tuo amore? L’acqua si porti via Sayat-Nova.
Chi t’ha visto più d’una volta dissennato hai reso e demente.

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