9 settembre 2018

da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa

dipinto di Aldo Balding
da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa
(…)
Marisa la vide scendere dal letto nuda - ebbe nuovamente modo di constatare che l’amica aveva un corpo giovane e tonico, senza un filo di grasso, la vita stretta, i seni sodi, - e la vide tirare la tenda premendo un interruttore. Dalla finestra entrò una luce vividissima che illuminò tutta la stanza. Era elegante, non troppo affettata, come la casa di Lima, com’erano Chabela e Luciano nel loro modo di vestirsi e di parlare.
- Non è una bella vista? Chabela tornò in fretta a letto, e si coprì con il lenzuolo.
- Si, ma tu sei ancora più bella, tesoro, - disse Marisa, abbracciandola. - Grazie per la notte più felice della mia vita, Chabela.
- Mi hai fatta eccitare di nuovo, disgraziata, - disse Chabela, cercando la sua bocca, baciandola. - Adesso me la paghi.
Si alzarono a metà mattina e si prepararono la colazione in vestaglia, scalze, chiacchierando. Marisa gli telefonò in ufficio e Enrique la tranquillizzò, stava benissimo, ma lei lo trovò strano e un po’ triste. Chabela non riuscì a parlare con Luciano, ma sentì sua madre - andava sempre a casa sue quando lei era via – e venne a sapere che le due piccole erano partite puntuali per la scuola e che l’avrebbero chiamata una volta tornate.
- Non preoccuparti per Quique, Marisa, - la rassicurò l’amica. - Sono sicura che non gli è successo niente di particolare, solo quello che capita a tutti noi peruviani per via di quei maledetti terroristi. A volte anche Luciano è stato un po’ depresso, come Quique adesso. La settimana scorsa, per esempio, mi ha detto che le cose fossero andate avanti così, sarebbe stato più sensato lasciare il Perù. Lui potrebbe lavorare a New York, nello studio dove ha fatto praticantato dopo la laurea alla Columbia. Ma io non sono molto convinta. Mi dispiace per mia mamma, che sta per compiere settant’anni. E non so se mi piacerebbe veder crescere le mie due figlie come due gringuitas.
Fecero una ricca colazione, a base di succhi di frutta, yogurt, uova strapazzate, english muffins e caffè, e decisero di non pranzare per poter cenare in un buon ristorante di Miami Beach.
Quando Marisa domandò a Chabela che cosa ci fosse da sistemare nell’appartamento, lei scoppiò a ridere.
- Niente. Era solo una scusa, me la sono inventata per fare questo viaggio e portarti a Miami.
Marisa le prese la mano e gliela baciò. Indossarono il costume e armate di asciugamani, creme, occhiali da sole, cappelli di paglia, andarono in spiaggia a prendere il sole.
(…)
Traduzione di Federica Niola, Giulio Einaudi Editore s.p.a. Torino 2016

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