Giorgio De Chirico - Melancholia
da "Le città invisibili" - Italo Calvino
Kublai Kan s’era accorto che le
città di Marco Polo s’assomigliavano, come se il passaggio dall’una all’altra
non implicasse un viaggio ma uno scambio d’elementi. Adesso, da ogni città che
Marco gli descriveva, la mente del Gran Kan partiva per suo conto, e smontata
la città pezzo per pezzo, la ricostruiva in un altro modo, sostituendo ingredienti,
spostandoli, invertendoli.
Marco intanto continuava a riferire
del suo viaggio, ma l’imperatore non lo stava più a sentire,lo interrompeva:
– D’ora in avanti sarò io a
descrivere le città e tu verificherai se esistono e se sono come io le ho
pensate. Comincerò a chiederti d’una città a scale, esposta a scirocco, su un
golfo a mezza luna. Ora dirò qualcuna delle meraviglie che contiene: una vasca
di vetro alta come un duomo per seguire il nuoto e il volo dei pesci-rondine e
trarne auspici; una palma che con le foglie al vento suona l’arpa; una piazza
con intorno una tavola di marmo a ferro di cavallo, con la tovaglia pure in
marmo, imbandita con cibi e bevande tutti in marmo.
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