Lisandro Rota - Cuoco di bordo
Iliade, libro II, vv
801, 820 - OmeroSeguìa l’arcade schiera dalle falde
Del Cillene discesa e dai contorni
Del tumulo d’Epíto, esperta gente
Nel ferir da vicino. Uscía con essa
Di campestri garzoni una caterva,
Che del Fenéo li paschi e il pecoroso
Orcomeno lasciâr. V’eran di Ripe
E di Strazia i coloni e di Tegéa,
E quei d’Enispe tempestosa, e quelli
Cui dell’amena Mantinéa nutrisce
L’opima gleba e la stinfalia valle
E la parrasia selva. Avean costoro
Spiegate al vento di cinquanta e dieci
Navi le vele, che a varcar le negre
Onde lor diè lo stesso rege Atride
Agamennóne; perocchè di studi
Marinareschi all’Arcade non cale.
D’intrepidi nell’arme e sperti petti
Iva carca ciascuna, e la reggea
D’Ancéo figliuolo il rege Agapenorre.
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