Nicolas Rene Jollain - Diana e Callisto 1770, olio su tela cm 53 x 64
da “Crocevia” - Mario
Vargas Llosa
(…)
Alcune
ore dopo, quando si svegliò, la luce grigiastra del giorno entrava nella
stanza, appena smorzata dalle persiane, e Marisa era da sola nel letto. La
vergogna la faceva rabbrividire tutta. Quella cosa era accaduta davvero? Non
era possibile, no, no. Invece si, certo che era accaduta. A quel punto udì un
rumore nel bagno e, spaventata, chiuse gli occhi, fingendo di dormire. Li
socchiuse e, attraverso le ciglia, scorse Chabela già vestita e preparata,
pronta per andarsene.
-
Scusami tanto, Marisita, ti ho svegliata, - la sentì dire, con il tono più
naturale del mondo.
-
Figurati, - balbettò lei, convinta che
la sua voce si udisse appena. - Vai già via? Non fai neanche colazione?
-
No, tesoro, - ribatté l’amica: non le tremava la voce e non pareva a disagio;
era come al solito, senza traccia di rossore sulle guance e con uno sguardo
assolutamente normale, senza un pizzico di malizia né di furbizia nei grandi
occhi scuri e con i capelli neri un po’ scarmigliati. - scappo, così arrivo
dalle piccole prima che escano per andare a scuola. Grazie mille per l’ospitalità.
Ci sentiamo, un bacio.
(…)
Traduzione
di Federica Niola
Giulio
Einaudi Editore s.p.a. Torino 2016
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