Filomena Delli Castelli
Filomena Delli Castelli
Filomena Delli Castelli
Città Sant’Angelo (PE) 1916 - Pescara 2010, detta Memena, fu una delle due donne
abruzzesi, insieme con Maria Federici, a essere eletta all’Assemblea
Costituente.
Era nata il 28 settembre 1916 a Città Sant’Angelo (Pescara) da una famiglia modesta: suo padre Giovanni emigrò in America per cercare di far fortuna come jazzista e lei crebbe con la madre e il fratello nel piccolo centro abruzzese.
Dopo aver conseguito il diploma magistrale nel 1933, Filomena si iscrisse alla facoltà di Lettere presso l’Università Cattolica di Milano. Le circostanze economiche le imposero però di dividersi tra lo studio e il lavoro di insegnamento alle scuole elementari: ma ciò non le impedì di mantenere il suo impegno nell’Azione Cattolica – che aveva già iniziato al paese, ricoprendo anche la carica di delegata giovanile regionale a soli diciassette anni – frequentando la Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), dove maturò anche il suo antifascismo.
Nel 1940 si laureò a pieni voti e, rientrata in Abruzzo, dove si trovò a insegnare proprio presso l’istituto in cui aveva studiato per conseguire il diploma, durante l’occupazione tedesca prese parte alla Resistenza sia come crocerossina che con un’intensa attività clandestina, curandosi in particolare dei profughi giunti in massa nella provincia di Pescara. Sempre in questo periodo aderì al primo nucleo della Democrazia cristiana abruzzese, assumendo anche l’incarico di segretaria provinciale per la sezione femminile. Istruita e colta, diretta nella comunicazione e dotata di ottime capacità organizzative, venne presto apprezzata dai dirigenti nazionali; in particolare, fu Mario Cingolani, esponente di spicco della direzione nazionale della Dc, a chiederle di trasferirsi a Roma, per seguire il Movimento femminile del partito a livello nazionale. “Dopo qualche giorno, si era alla fine del 1945, partii per Roma con mia madre. Mia madre mi seguiva sempre, io avevo 29 anni, mio padre era in America, mio fratello in guerra”. Nella capitale l’attendevano il lavoro politico e un impiego presso l’ufficio stampa del Presidente del Consiglio; ma anche da lì non fece comunque mai mancare il suo apporto all’attività politica della propria regione.
Fu Angela Maria Guidi, moglie di Cingolani, a individuare immediatamente in lei una candidata ideale per l’Assemblea Costituente. Memena svolse quindi la campagna elettorale nella propria regione, andando di casa in casa per spiegare come votare e quanto fosse importante farlo. La gente apprezzava i suoi comizi, nei quali lei sceglieva di esprimersi con un linguaggio più semplice di quello usato dagli uomini, e, soprattutto, meno polemico ed aggressivo; molti testimoni hanno raccontato come le prime “uscite pubbliche” delle donne abruzzesi , dopo la fine della guerra, fossero state proprio quelle per andare ad ascoltarla e ricordano come facessero a gara a esporre dal balcone il lenzuolo più bello, la coperta ricamata, il tappeto o la tovaglia scampati miracolosamente alla guerra e custoditi in casa, per renderle omaggio: gesti semplici, ma significativi del legame che Memena sapeva stringere con le donne.
E così, a soli trent’anni, fu eletta all’Assemblea Costituente con oltre 27.000 voti di preferenza: un grande successo personale ottenuto anche, come lei stessa ammise, grazie alla rete delle parrocchie e al passaparola. Ma confessò anche che, entrando alla Camera, avvertì forte il peso della responsabilità che si stava assumendo.
Nella costituente Delli Castelli confermò la sua determinazione nel sostenere la causa dei diritti femminili che, come lei stessa ricorda, unì in modo trasversale tutte le costituenti indipendentemente dallo schieramento politico – “La pattuglia femminile della Costituente serrava i ranghi quando erano in discussione e da risolvere i problemi inerenti il lavoro, la famiglia, la scuola” – perché in loro erano sempre ben presenti le condizioni concrete delle donne nel Paese, così come quelle dei bambini, degli orfani, di quanti erano tornati dalla prigionia o dai campi di concentramento, e la necessità di evitare discussioni astratte e di principio, per mantenersi invece sempre aderenti alle reali necessità. Il suo lavoro e la sua preparazione furono apprezzati molto anche dagli avversari, al punto che sia Nilde Iotti sia Concetto Marchesi le proposero più volte, invano, di passare nel loro partito.
Nel 1948 venne eletta alla Camera dei Deputati e qui fece parte, tra le altre, della Commissione speciale per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sul teatro e sulla cinematografia e della Commissione speciale per la ratifica dei decreti legislativi emanati nel periodo della Costituente. Nella seduta parlamentare del 22 ottobre 1952 chiese al Governo di introdurre l’insegnamento della storia dell’arte in tutte le scuole medie superiori proponendo, come docenti, gli artisti, i pittori e gli scultori locali; nell’intervento del 19 dicembre 1952, si proclamò favorevole all’insegnamento della cinematografia nelle scuole come valido aiuto per gli insegnanti, nella convinzione che con la tecnica cinematografica gli allievi avrebbero potuto apprendere di più e meglio e firmò anche, sempre a sostegno della cinematografia, il progetto di legge per istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri “il Comitato nazionale per la cinematografia per i ragazzi” con il compito di studiarne i problemi e promuoverne lo sviluppo.
Nel frattempo venne anche eletta prima consigliera comunale e poi sindaca a Montesilvano, dal 1951 al 1955. Durante l’espletamento di questo mandato realizzò opere importanti come la sistemazione della rete idrica per garantire l’accesso all’acqua potabile per i cittadini e la costruzione di strade e progettò interventi finalizzati alla valorizzazione del patrimonio locale e all’incremento del turismo nel rispetto dell’ambiente: essi però non furono mai realizzati “perché cominciavano i grossi interessi edilizi” e a causa anche dell’opposizione del suo stesso partito: “La lotta contro di me fu all’interno del mio partito”.
Nelle elezioni per la seconda legislatura repubblicana, nel 1953, risultò la prima dei non eletti, ma fu “ripescata” nel dicembre del 1955, in sostituzione dell’on. Giuseppe Castelli Avolio, dimessosi in quanto nominato giudice costituzionale. Nel 1958 fu nuovamente candidata ma, probabilmente a causa del suo rifiuto delle logiche correntizie, non venne rieletta. Da quel momento – nonostante fosse ancora molto giovane (quarantadue anni) e non avesse abbandonato l’impegno politico – la sua visibilità sulla scena nazionale fu, come osserva Patrizia Gabrielli- “fortemente ridimensionata, se non cancellata”. Continuò a vivere a Roma, dove aveva un incarico all’Istituto Luce; nominata funzionaria della Rai, si occupò della Tv dei ragazzi fino al 1975.
Tornò poi a Pescara dove visse “francescanamente in compagnia di tante persone che ogni giorno vanno a trovarla per parlare di politica, di economia, di problemi dell’Abruzzo” e dove morirà il 22 dicembre 2010, all’età di novantaquattro anni.
Dalle ultime interviste rilasciate, traspaiono ancora un forte interesse per la politica e una grande fiducia nelle capacità delle donne: “ [Nel 1946] ero piena di entusiasmo e animata da una indicibile passione per la ricostruzione reale, materiale e morale del nostro Paese […]. Oggi il sistema politico è messo in un angolo, emarginato, disprezzato come una creatura molesta alla quale le si butta ogni tanto un pezzo di carne, le tangenti appunto, per farla stare buona […]. E per questo mi rivolgo alle donne, perché diano insieme slancio nuovo: gli uomini, purtroppo, nel loro genere, spesso fanno tanta confusione anche nell’affrontare la vita pubblica. Ebbene noi donne dovremmo aiutarli, non contrapporci a loro, aiutarli a fare ordine, a riproporci dalle basi, dalle cose piccole”.
fonte enciclopediadelledonne.it
Era nata il 28 settembre 1916 a Città Sant’Angelo (Pescara) da una famiglia modesta: suo padre Giovanni emigrò in America per cercare di far fortuna come jazzista e lei crebbe con la madre e il fratello nel piccolo centro abruzzese.
Dopo aver conseguito il diploma magistrale nel 1933, Filomena si iscrisse alla facoltà di Lettere presso l’Università Cattolica di Milano. Le circostanze economiche le imposero però di dividersi tra lo studio e il lavoro di insegnamento alle scuole elementari: ma ciò non le impedì di mantenere il suo impegno nell’Azione Cattolica – che aveva già iniziato al paese, ricoprendo anche la carica di delegata giovanile regionale a soli diciassette anni – frequentando la Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), dove maturò anche il suo antifascismo.
Nel 1940 si laureò a pieni voti e, rientrata in Abruzzo, dove si trovò a insegnare proprio presso l’istituto in cui aveva studiato per conseguire il diploma, durante l’occupazione tedesca prese parte alla Resistenza sia come crocerossina che con un’intensa attività clandestina, curandosi in particolare dei profughi giunti in massa nella provincia di Pescara. Sempre in questo periodo aderì al primo nucleo della Democrazia cristiana abruzzese, assumendo anche l’incarico di segretaria provinciale per la sezione femminile. Istruita e colta, diretta nella comunicazione e dotata di ottime capacità organizzative, venne presto apprezzata dai dirigenti nazionali; in particolare, fu Mario Cingolani, esponente di spicco della direzione nazionale della Dc, a chiederle di trasferirsi a Roma, per seguire il Movimento femminile del partito a livello nazionale. “Dopo qualche giorno, si era alla fine del 1945, partii per Roma con mia madre. Mia madre mi seguiva sempre, io avevo 29 anni, mio padre era in America, mio fratello in guerra”. Nella capitale l’attendevano il lavoro politico e un impiego presso l’ufficio stampa del Presidente del Consiglio; ma anche da lì non fece comunque mai mancare il suo apporto all’attività politica della propria regione.
Fu Angela Maria Guidi, moglie di Cingolani, a individuare immediatamente in lei una candidata ideale per l’Assemblea Costituente. Memena svolse quindi la campagna elettorale nella propria regione, andando di casa in casa per spiegare come votare e quanto fosse importante farlo. La gente apprezzava i suoi comizi, nei quali lei sceglieva di esprimersi con un linguaggio più semplice di quello usato dagli uomini, e, soprattutto, meno polemico ed aggressivo; molti testimoni hanno raccontato come le prime “uscite pubbliche” delle donne abruzzesi , dopo la fine della guerra, fossero state proprio quelle per andare ad ascoltarla e ricordano come facessero a gara a esporre dal balcone il lenzuolo più bello, la coperta ricamata, il tappeto o la tovaglia scampati miracolosamente alla guerra e custoditi in casa, per renderle omaggio: gesti semplici, ma significativi del legame che Memena sapeva stringere con le donne.
E così, a soli trent’anni, fu eletta all’Assemblea Costituente con oltre 27.000 voti di preferenza: un grande successo personale ottenuto anche, come lei stessa ammise, grazie alla rete delle parrocchie e al passaparola. Ma confessò anche che, entrando alla Camera, avvertì forte il peso della responsabilità che si stava assumendo.
Nella costituente Delli Castelli confermò la sua determinazione nel sostenere la causa dei diritti femminili che, come lei stessa ricorda, unì in modo trasversale tutte le costituenti indipendentemente dallo schieramento politico – “La pattuglia femminile della Costituente serrava i ranghi quando erano in discussione e da risolvere i problemi inerenti il lavoro, la famiglia, la scuola” – perché in loro erano sempre ben presenti le condizioni concrete delle donne nel Paese, così come quelle dei bambini, degli orfani, di quanti erano tornati dalla prigionia o dai campi di concentramento, e la necessità di evitare discussioni astratte e di principio, per mantenersi invece sempre aderenti alle reali necessità. Il suo lavoro e la sua preparazione furono apprezzati molto anche dagli avversari, al punto che sia Nilde Iotti sia Concetto Marchesi le proposero più volte, invano, di passare nel loro partito.
Nel 1948 venne eletta alla Camera dei Deputati e qui fece parte, tra le altre, della Commissione speciale per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sul teatro e sulla cinematografia e della Commissione speciale per la ratifica dei decreti legislativi emanati nel periodo della Costituente. Nella seduta parlamentare del 22 ottobre 1952 chiese al Governo di introdurre l’insegnamento della storia dell’arte in tutte le scuole medie superiori proponendo, come docenti, gli artisti, i pittori e gli scultori locali; nell’intervento del 19 dicembre 1952, si proclamò favorevole all’insegnamento della cinematografia nelle scuole come valido aiuto per gli insegnanti, nella convinzione che con la tecnica cinematografica gli allievi avrebbero potuto apprendere di più e meglio e firmò anche, sempre a sostegno della cinematografia, il progetto di legge per istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri “il Comitato nazionale per la cinematografia per i ragazzi” con il compito di studiarne i problemi e promuoverne lo sviluppo.
Nel frattempo venne anche eletta prima consigliera comunale e poi sindaca a Montesilvano, dal 1951 al 1955. Durante l’espletamento di questo mandato realizzò opere importanti come la sistemazione della rete idrica per garantire l’accesso all’acqua potabile per i cittadini e la costruzione di strade e progettò interventi finalizzati alla valorizzazione del patrimonio locale e all’incremento del turismo nel rispetto dell’ambiente: essi però non furono mai realizzati “perché cominciavano i grossi interessi edilizi” e a causa anche dell’opposizione del suo stesso partito: “La lotta contro di me fu all’interno del mio partito”.
Nelle elezioni per la seconda legislatura repubblicana, nel 1953, risultò la prima dei non eletti, ma fu “ripescata” nel dicembre del 1955, in sostituzione dell’on. Giuseppe Castelli Avolio, dimessosi in quanto nominato giudice costituzionale. Nel 1958 fu nuovamente candidata ma, probabilmente a causa del suo rifiuto delle logiche correntizie, non venne rieletta. Da quel momento – nonostante fosse ancora molto giovane (quarantadue anni) e non avesse abbandonato l’impegno politico – la sua visibilità sulla scena nazionale fu, come osserva Patrizia Gabrielli- “fortemente ridimensionata, se non cancellata”. Continuò a vivere a Roma, dove aveva un incarico all’Istituto Luce; nominata funzionaria della Rai, si occupò della Tv dei ragazzi fino al 1975.
Tornò poi a Pescara dove visse “francescanamente in compagnia di tante persone che ogni giorno vanno a trovarla per parlare di politica, di economia, di problemi dell’Abruzzo” e dove morirà il 22 dicembre 2010, all’età di novantaquattro anni.
Dalle ultime interviste rilasciate, traspaiono ancora un forte interesse per la politica e una grande fiducia nelle capacità delle donne: “ [Nel 1946] ero piena di entusiasmo e animata da una indicibile passione per la ricostruzione reale, materiale e morale del nostro Paese […]. Oggi il sistema politico è messo in un angolo, emarginato, disprezzato come una creatura molesta alla quale le si butta ogni tanto un pezzo di carne, le tangenti appunto, per farla stare buona […]. E per questo mi rivolgo alle donne, perché diano insieme slancio nuovo: gli uomini, purtroppo, nel loro genere, spesso fanno tanta confusione anche nell’affrontare la vita pubblica. Ebbene noi donne dovremmo aiutarli, non contrapporci a loro, aiutarli a fare ordine, a riproporci dalle basi, dalle cose piccole”.
fonte enciclopediadelledonne.it
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