Cecilia Denagutti - Partigiana combattente, Medaglia d'Oro al Valor Militare della Resistenza
Cecilia Denagutti - Partigiana combattente
Infermiera volontaria della CRI.
Valorosa crocerossina, consapevole e cosciente delle tragiche ore attraversate dalla Patria invasa prendeva immediatamente la via del dovere e dava, in terra Friulana, la sua entusiastica attività al movimento della liberazione contro l’oppressione nemica. In lunghissimi mesi di lotta senza quartiere, nella volontaria diuturna feconda ed appassionata fatica metteva in luce tutta la sua purissima fede e dava ripetute prove dei sentimenti più nobili e delle virtù militari più salde. Individuata dal nemico ed esortata a porsi in salvo preferiva continuare a svolgere la sua multiforme attività patriottica finché veniva arrestata.
Sottoposta a numerosi snervanti interrogatori e a ripetute torture per costringerla a svelare le fila dell’organizzazione clandestina che l’avversario sapeva a lei ben note, opponeva sempre un netto e deciso rifiuto anche quando i maltrattamenti superarono ogni limite di umana sopportazione. Non una parola usciva così dalle sue labbra. Condotta al supremo sacrificio, l’affrontava con la calma dei forti dando mirabile esempio del come la gente Friulana sa servire la Patria e per Essa morire.
Zona d’operazione, giugno 1944 - aprile 1945.
Insegnante elementare a Castione di Strada dal 1941, frequentò i corsi di infermiera volontaria della CRI presso il Comitato provinciale di Udine e prestò per qualche tempo servizio nell’ospedale civile e in quello militare di Udine. Trasferita al posto di soccorso ferroviario, ivi si trovava nel settembre 1943 quando militari e civili italiani venivano caricati nei carri bestiame e deportati in Germania. Le dolorose scene alle quali assistette la spinsero a partecipare alla lotta di Resistenza e divenne partigiana.
Affiancatasi al gruppo di assistenza ai feriti, disimpegnò anche opera di collegamento collaborando attivamente con i radiotelegrafisti della Missione alleata. Arrestata il 6 gennaio 1945 ad Udine sotto l’accusa di spionaggio e favoreggiamento del nemico, fu fucilata a Trieste il 4 aprile successivo.
Infermiera volontaria della CRI.
Valorosa crocerossina, consapevole e cosciente delle tragiche ore attraversate dalla Patria invasa prendeva immediatamente la via del dovere e dava, in terra Friulana, la sua entusiastica attività al movimento della liberazione contro l’oppressione nemica. In lunghissimi mesi di lotta senza quartiere, nella volontaria diuturna feconda ed appassionata fatica metteva in luce tutta la sua purissima fede e dava ripetute prove dei sentimenti più nobili e delle virtù militari più salde. Individuata dal nemico ed esortata a porsi in salvo preferiva continuare a svolgere la sua multiforme attività patriottica finché veniva arrestata.
Sottoposta a numerosi snervanti interrogatori e a ripetute torture per costringerla a svelare le fila dell’organizzazione clandestina che l’avversario sapeva a lei ben note, opponeva sempre un netto e deciso rifiuto anche quando i maltrattamenti superarono ogni limite di umana sopportazione. Non una parola usciva così dalle sue labbra. Condotta al supremo sacrificio, l’affrontava con la calma dei forti dando mirabile esempio del come la gente Friulana sa servire la Patria e per Essa morire.
Zona d’operazione, giugno 1944 - aprile 1945.
Insegnante elementare a Castione di Strada dal 1941, frequentò i corsi di infermiera volontaria della CRI presso il Comitato provinciale di Udine e prestò per qualche tempo servizio nell’ospedale civile e in quello militare di Udine. Trasferita al posto di soccorso ferroviario, ivi si trovava nel settembre 1943 quando militari e civili italiani venivano caricati nei carri bestiame e deportati in Germania. Le dolorose scene alle quali assistette la spinsero a partecipare alla lotta di Resistenza e divenne partigiana.
Affiancatasi al gruppo di assistenza ai feriti, disimpegnò anche opera di collegamento collaborando attivamente con i radiotelegrafisti della Missione alleata. Arrestata il 6 gennaio 1945 ad Udine sotto l’accusa di spionaggio e favoreggiamento del nemico, fu fucilata a Trieste il 4 aprile successivo.
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