opera di Andrey Remnev
Quattro quartetti – T. S. EliotBURNT NORTON
V
Le parole si muovono, la musica si muove
Solo nel tempo, ma ciò che è solo vivo
Può solo morire. Le parole, dopo il discorso, si estendono
Nel silenzio. Solo attraverso la forma, la trama,
Parole e musica possono raggiungere
L’immobilità, come un vaso cinese continua
Perpetuamente a muoversi nella sua immobilità.
Non l’immobilità del violino, finché la nota dura,
Non solo questo, ma la coesistenza,
O diciamo che la fine precede l’inizio,
E che fine e inizio erano sempre lì,
Prima dell’inizio e dopo la fine.
E tutto è sempre adesso. Le parole soffrono,
Si crepano, a volte si spezzano, sotto il peso,
Sotto la tensione, inciampano, scivolano, periscono,
Decadono per imprecisione, non stanno al loro posto,
Non stanno ferme. Voci stridule
Con rimproveri, derisioni, o soltanto chiacchiere,
Le assalgono costantemente. Il Verbo nel deserto
È quello più attaccato da voci e tentazioni,
L’ombra ululante nella danza funerea,
Il grido lamentoso della chimera sconsolata.
Il dettaglio della trama è movimento,
Come nella fuga delle dieci scale.
Il desiderio in sé è movimento,
Non di per sé desiderabile;
L’amore in sé è immobile,
Solo causa e fine di movimento,
Eterno, e senza desiderio
Se non sotto l’aspetto del tempo
Colto nella forma di limitazione
Fra non-essere ed essere.
Improvviso in un fiotto di solo
Mentre ancora la polvere è smossa
Sorgere un ridere nascosto
Di bambini nel fogliame
Presto ora, qui, ora, sempre…
Ridicolo il triste tempo vuoto
Che si stende prima e dopo.
traduzione di Massimo Bacigalupo
da T. S. Eliot,il sermone del fuoco a cura di Massimo Bacigalupo
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
Nessun commento:
Posta un commento