Maurits Cornelis Escher - La torre di Babele
da La Biblioteca
di Babele - Jorge Luis Borges
(...)
Sappiamo
anche di un'altra superstizione di quel tempo: quella dell'Uomo del Libro. In
un certo scaffale d'un certo esagono (ragionarono gli uomini) deve esistere un
libro che sia la chiave e il compendio perfetto di tutti gli altri: un
bibliotecario l'ha letto, ed è simile a un dio. Nel linguaggio di questa zona
si conservano alcune tracce del culto di quel funzionario remoto. Molti
peregrinarono in cerca di Lui, si spinsero invano nelle più lontane gallerie.
Come localizzare il venerando esagono segreto che l'ospitava? Qualcuno propose
un metodo regressivo: per localizzare il libro A, consultare previamente il
libro B; per localizzare il libro B, consultare previamente il libro C; e così
all'infinito... In avventure come queste ho prodigato e consumato i miei anni.
Non mi
sembra inverosimile che in un certo scaffale dell'universo esista un libro
totale; prego gli dèi ignoti che un uomo - uno solo, e sia pure da migliaia
d'anni! - l'abbia trovato e l'abbia letto. Se l'onore e la sapienza e la
felicità non sono per me, che siano per altri. Che il cielo esista, anche se il
mio posto è all'inferno. Ch'io sia oltraggiato e annientato, ma che per un
istante, in un essere, la Tua enorme Biblioteca si giustifichi.
Affermano
gli empì che il nonsenso è normale nella Bíblioteca, e che il ragionevole (come
anche l'umile e semplice coerenza) vi è una quasi miracolosa eccezione. Parlano
(lo so) della «Bíblioteca febbrile, i cui casuali volumi corrono il rischio incessante
di mutarsi in altri, e tutto affermano, negano e confondono come una divinità
in delirio». Queste parole, che non solo denunciano il disordine, ma lo illustrano,
testimoniano generalmente del pessimo gusto e della disperata ignoranza di chi
le pronuncia. In realtà, la Biblioteca include tutte le strutture verbali,
tutte le variazioni permesse dai venticinque simboli ortografici, ma non un
solo nonsenso assoluto. Inutile osservarmi che il miglior volume dei molti
esagoni che amministro s'intitola Tuono
pettinato, un altro Il crampo di
gesso e un altro Axaxaxas mlö.
Queste proposizioni, a prima vista incoerenti, sono indubbiamente suscettibili
d'una giustificazione crittografica o allegorica; questa giustificazione è
verbale, e però, ex hypothesi, già
figura nella Biblioteca. Non posso immaginare alcuna combinazione di caratteri
dhcmrlchtdj
che la
divina Biblioteca non abbia previsto, e che in alcuna delle sue lingue segrete non
racchiuda un terribile significato. Nessuno può articolare una sillaba che non
sia piena di tenerezze e di terrori; che non sia, in uno di quei linguaggi, il
nome poderoso di un dio. Parlare è incorrere in tautologie. Questa epistola
inutile e verbosa già esiste in uno dei trenta volumi dei cinque scaffali di
uno degli innumerabili esagoni - e così pure la sua confutazione. (Un numero n
di lingue possibili usa lo stesso vocabolario; in alcune, il simbolo biblioteca
ammette la definizione corretta dl sistema duraturo e ubiquitario di gallerie
esagonali, ma biblioteca sta qui per pane, o per piramide, o per qualsiasi
altra cosa, e per altre cose stanno le sette parole che la definiscono. Tu, che
mi leggi, sei sicuro d'intendere la mia lingua?)
Lo scrivere
metodico mi distrae dalla presente condizione degli uomini, cui la certezza di
ciò, che tutto sta scritto, annienta o istupidisce. So di distretti in cui i giovani
si prosternano dinanzi ai libri e ne baciano con barbarie le pagine, ma non sanno
decifrare una sola lettera. Le epidemie, le discordie eretiche, le
peregrinazioni che inevitabilmente degenerano in banditismo, hanno decimato la
popolazione. Credo di aver già accennato ai suicidi, ogni anno più frequenti.
M'inganneranno, forse, la vecchiezza e il timore, ma sospetto che la specie
umana - l'unica - stia per estinguersi, e che la Biblioteca perdurerà:
illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi
preziosi, inutile, incorruttibile, segreta.
Aggiungo:
infinita. Non introduco quest'aggettivo per un'abitudine retorica; dico che non
è illogico pensare che il mondo sia infinito. Chi lo giudica limitato, suppone
che in qualche luogo remoto i corridoi e le scale e gli esagoni possano
inconcepibilmente cessare; ciò che è assurdo. Chi lo immagina senza limiti,
dimentica che è limitato il numero possibile dei libri. Io m'arrischio a
insinuare questa soluzione: La Biblioteca è illimitata e periodica. Se un
eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe
alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine
(che, ripetuto, sarebbe un ordine: l'Ordine). Questa elegante speranza rallegra
la mia solitudine .
1941, Mar
della Plata
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