opera di Michael and Inessa Garmash
da Cent’anni di solitudine – Gabriel Garcìa Màrquez
(…)
... Appena si affacciava all’adolescenza Remedios la bella era già la
creatura più bella che si fosse mai vista a Macondo. Era di una bellezza
inquietante tanto che Ursula non la faceva uscire di casa se non per andare a
messa ma costringendola comunque a coprirsi la faccia con uno scialle nero. Gli
uomini frequentavano la chiesa con l’unico proposito di vedere anche solo per
un attimo il viso di Remedios della cui avvenenza leggendaria si parlava con un
fervore rimescolante in tutta la palude. Passò molto tempo prima che ci
riuscissero e meglio sarebbe stato per loro che l’occasione non fosse mai giunta
perché la maggior parte di loro non poté mai più ricuperare la
tranquillità del sonno. In realtà, Remedios la bella non era un essere di
questo mondo. Pur molto avanti nella pubertà, non sapeva badare a se stessa e,
anche quando cominciò a farlo, bisognava comunque sorvegliarla perché non
disegnasse pupazzetti sui muri con un bastoncino intinto nella sua stessa
cacca. Compì i venti anni senza saper né leggere, né scrivere, né servirsi
delle posate a tavola, e girava nuda per la casa perché la sua natura si
opponeva a qualsiasi tipo di convenzionalismo. Gli uomini non riuscirono mai a
capire che non era una criminale provocazione la sfacciataggine con la quale si
scopriva le cosce per sopportare meglio il caldo, e il gusto col quale si
succhiava le dita dopo aver mangiato con le mani. Remedios la bella emanava un
alito di conturbamento e una raffica di angoscia: gli uomini affermavano di non
aver mai sofferto un’ansietà simile a quella che produceva l’odore naturale di
Remedios. Dopo la morte di quattro uomini che erano in qualche modo entrati a
contatto con Remedios si cominciò a pensare che ella avesse poteri di morte.
Benché certi uomini dalla parola facile si compiacessero di affermare che
valeva la pena di sacrificare la vita per una notte d’amore con una donna così
conturbante; la verità era che nessuno mosse un dito per cimentarvisi. Forse,
non solo per farla capitolare ma altresì per scongiurarne i pericoli, sarebbe
bastato un sentimento tanto primitivo e semplice, come l’amore, ma quella fu
l’unica cosa che non venne mai in mente a nessuno. Remedios la bella rimase
così a vagare per il deserto della solitudine e nei suoi profondi e prolungati
silenzi senza ricordi, fino ad un pomeriggio di marzo in cui Fernanda volle
piegare in giardino le sue lenzuola di fiandra e chiese aiuto alle donne di
casa, tra cui Remedios che, mentre piegava le lenzuola, improvvisamente
cominciò a sollevarsi verso il cielo e a salutare con la mano tra l’abbagliante
palpitare delle lenzuola che salivano con lei e si perdevano per sempre
nelle alte arie dove non potevano raggiungerla nemmeno i più alti uccelli della
memoria.
(…)
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