Nigel Van Wieck - Some Day
da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos(...)
Ci fermeremo
un po’ in cima alla scala di marmo di San Nicola,
poi tu
scenderai e io tornerò indietro
avendo sul
fianco sinistro il calore del contatto casuale con la tua giacca,
alcuni
riquadri di luce delle piccole finestre del quartiere
e questo
fiato bianchissimo della luna che sembra un corteo di cigni d’argento –
non ho paura
di questa frase, perché io
molte notti
di primavera, un tempo, ho dialogato con Dio, che mi è apparso
nel manto di
caligine e di gloria di un chiaro di luna come questo,
e molti
giovani, più belli anche di te, gli ho sacrificato,
svaporando
così, bianca e inaccessibile nella mia fiamma bianca, nel biancore del chiaro
di luna, incendiata dagli sguardi voraci degli uomini e dall’estasi incerta degli
adolescenti,
assediata da
stupendi corpi abbronzati,
da membra
robuste addestrate nel nuoto, nei remi, nell’atletica, nel calcio
(che fingevo
di non vedere),
da fronti,
labbra, colli, ginocchia, dita e occhi
toraci,
braccia, cosce (e davvero non li vedevo)
– sai, certe
volte, ammirando, dimentichi quel che ammiri, ti basta l’ammirazione –
Dio mio, che
occhi pieni di stelle, e mi elevavo in un’apoteosi di stelle rifiutate
perché, così
assediata, dentro e fuori,
non mi
restava altra via che verso l’alto o il basso. – No, non basta.
Lasciami
venire con te. Lo so che s’è ormai fatto tardi. Lasciami venire,
poiché per
tanti anni, giorni e notti e meriggi purpurei, sono rimasta sola,
irriducibile,
immacolata e sola,
perfino nel
mio letto nuziale immacolata e sola,
scrivendo
versi gloriosi sulle ginocchia di Dio,
versi che,
ti assicuro, resteranno come scolpiti su un marmo irreprensibile
oltre la mia
vita e la tua, molto oltre. Non basta.
(...)Traduzione di Nicola Crocetti
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