Ho memoria di gorghi all’orizzonte
al limite di terra tra i canalí,
vi cadevano cose disattese
la sorpresa di un vento rinforzato
da voci abituate ai temporali,
un oscuro disagio
la pressione della mano
sul cuoio di un tamburo
quel che veniva acceso tra i ripari
del mio volere assorto
un palpito ribelle che sorgeva
tra le prore ammansite
e scalpitava ogni mare inquieto
ogni illusione,
cammei segreti d’avorio paglierino
sedevano tra i lembi di una sera
chiudevano l’attesa
labbra sfidate tempi inaspettati
a celebrare il nostro vecchio amore,
un baratro perfetto
si alleava con te con me
ed era mito scolorato in pianto.
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