Eva, madre
dell’umanità ne della conoscenza
Dalla donna ha inizio il peccato e per causa
su tutti moriamo
Sir 25, 24
Tu sei la porta del Demonio!
Tu hai mangiato dall’albero proibito!
Tu per la prima volta hai disobbedito
alla legge divina!
Tu hai convinto Adamo, perché il Demonio
non era abbastanza coraggioso
per attaccarlo!
Tu hai distrutto l’immagine di Dio, l’uomo!
A causa di ciò che hai fatto, il Figlio di Dio
è dovuto morire!
Tertulliano, De cultu
foeminarum
Eva
è la tentatrice, causa dell’umana perdizione.
La
colpa della progenitrice, secondo una tradizione millenaria che attraversa la
cultura giudaico-cristiana, si ripercuote su tutto il genere umano segnando
irrimediabilmente la sua condizione di fragilità e di peccato. come
sottolineava il Malleus meleficarum
(1486), il manuale per aiutare gli inquisitori a riconoscere le streghe, Eva è
la prima prevaricatrice, prototipo delle donne: infedeli, mendaci,
ingannatrici, ambiziose, invidiose, irose, lussuriose, insaziabili,
concupiscenti, tentatrici, credule, maliziose, deboli e pettegole.
Eva,
o meglio l’interpretazione che è stata data della sua figura, ha certamente
comportato un enorme danno per le donne: ha costituito, infatti, un modello
autorevolmente negativo di identità femminile, dal quale è stato – ed è ancora
oggi – difficile sottrarsi.
La
narrazione delle sua venuta al mondo (nata dalla costola di Adamo per essergli
di aiuto) e del suo protagonismo nel peccato (è che induce l’uomo a
trasgredire) ha offerto materiale per giustificare la subordinazione della
donna, legittimandone l’inferiorità sotto l’aspetto fisico (tratta dall’uomo),
relativamente alla dimensione morale (induce al peccato) e con conseguenze in
ambito giuridico (deve essere soggetta alla tutela dell’uomo: padre, marito,
guida religiosa).
Ma
cosa significa realmente questo racconto
delle origini che troviamo in Genesi 1-3?
Tre
soli capitoli hanno pesato come un macigno sul destino delle donne.
Le
questioni che ruotano intorno alla loro interpretazione rimandano a un problema
di fondo: qual è il genere letterario usato per parlarci della nascita
dell’universo e dell’umanità? Possiamo interpretare questo testo nel suo
significato letterale?
Purtroppo,
per secoli, la risposta è stata affermativa.
Ma quello che chiamiamo racconto di
creazione e di caduta non è un fatto storico.
L’universo
non è nato in sei giorni; Eva non ha una costola in più rispetto ad Adamo, né
può essere nata da un uomo, giacché sono le donne che partoriscono e non
viceversa; Eva, come Adamo, non è mai esistita nella sua individualità e,
pertanto, non ha una personalità personale nella trasgressione a un
comandamento divino.
Ci
troviamo davanti al mito delle origini,
in presenza, cioè, non di una cronaca di avvenimenti accaduti che vogliono
suscitare sgomento o senso di colpa, ma, al contrario, davanti a una narrazione
poetico-sapienzale che vuole infondere coraggio e speranza.
Come
tutti i miti, quello delle origini risponde a domande profonde che attraversano
il cuore dell’umanità. Come è nato il mondo? Perché l’uomo e la donna? Come si
spiega l’attrazione tra i due sessi e il conflitto che porta alla
subordinazione di lei? Perché il dolore, la fatica, la morte?
Domande,
queste, che troviamo in tutte le religioni e in ogni tempo e alle quali si è
sempre cercato di dare risposte adeguate, spesso caricando di senso di colpa il
genere umano e le donne in particolare.
Gli
ebrei non si sono sottratti a questi interrogativi; anzi, anche alla luce del
proprio vissuto, hanno saputo costruire nuove narrazioni. L’esperienza dell’esodo,
la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, interpretata e compresa come atto di
salvezza di Dio, aggiunge nuove domande: chi è questo Dio che ci ha salvato
dalla schiavitù? Perché ha creato l’umanità? E perché ha scelto nil popolo
d’Israele promettendo una terra di prosperità?
Come
vedremo meglio in seguito, i primi capitolo di Genesi (1-11) – nati come
tradizioni orali e poi confluiti in elaborate composizioni redazionali – si
configurano come teologie della storia,
come introduzione, cioè, alla storia dei genitori e fondatori d’Israele (Abramo
e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe con Lia e Rachele), preambolo alla storia
del popolo d’Israele e, dunque, alla storia della salvezza.
(…)
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