10 settembre 2018

da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa

dipinto di Peregrine Heathcote
da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa
(…)
Quando si svegliò era giorno. Sentiva il corpo di Chabela contro il proprio; la sua testa non era appoggiata sul cuscino ma sulla spalla dell’amica e la sua mano destra sul ventre liscio e levigato accanto al suo.
- Buongiorno, dormigliona, - udì che le diceva, e sentì che le sfiorava la fronte con le labbra. -Stavi sognando gli angioletti? Dormivi con il sorriso sulle labbra.
Marisa si strinse a Chabela, stirandosi, baciandola sul collo, accarezzandole il ventre e le gambe con la mano libera. - Non credo di essere mai stata così felice in vita mia, te lo giuro, - mormorò. Era vero, si sentivano proprio così. L’amica si girò, abbracciandola a sua volta, e le parlò con la bocca sulla sua, come se volesse imprimere le sue parole dentro di lei:
- Anch’io, tesoro. In tutti questi giorni ho sognato che avremmo dormito insieme e che ci saremmo svegliate così, come adesso. E mi sono masturbata ogni sera, pensando a te.
Si baciarono con la bocca aperta, intrecciando le lingue, ingoiando le salive e sfregando le gambe, ma entrambe erano troppo esauste per fare di nuovo, l’amore. Si misero a parlare, sempre abbracciate, la testa di Marisa che riposava sopra la spalla di Chabela, una sua mano che intrecciava le dita per gioco, nei radi peli pubici dell’amica.
- La musica c’è davvero, - disse Marisa, mettendosi in ascolto. - L’avevo sentita, ma pensavo di averla sognata. Da dove viene?
-  L’avrà messa la ragazza quando è venuta a pulire, - le disse Chabela all’orecchio. - Bertola, una salvadoregna simpaticissima, la conoscerai. Mi tiene l’appartamento in modo impeccabile, paga le bollette, mi riempie il frigorifero, ed è assolutamente affidabile. Hai fame? Vuoi che ti prepari la colazione?
- No, non ancora, qui si sta benissimo, non te ne andare, - disse Marisa Trattenendo Chabela per i fianchi. - Mi piace sentire il tuo corpo. Non sai quanto sono felice, amore mio.
- Ti dico un segreto, Marisa, - e sentì l’amica che, mentre le sussurrava all’orecchio, le mordeva il lobo, piano. – E’ la prima volta che faccio l’amore con una donna.
Marisa spostò la testa dalla spalla per guardare Chabela negli occhi. Era serissima e sembrava che si vergognasse. Aveva un paio di occhi profondi, scuri, i lineamenti marcati, la pelle liscia e senza imperfezioni, la bocca con le labbra spesse.
- Anch’io, Chabela, - mormorò. - E’ la prima volta, anche se magari non ci credi.
- Davvero? – ribatté l’amica, con un’espressione incredula.
- Te lo giuro, - Marisa affondò di nuovo la testa nel collo di Chabela. – Anzi. Vuoi sapere una cosa? Ero piene di pregiudizi, quando mi dicevano che a qualcuna piacevano le donne, che era un’invertita, mi faceva un po’ schifo. Che stupida, no?
- A me schifo no, piuttosto curiosità, - disse Chabela. – Ma è vero, non si sa niente di sé fino a quando non accadono le cose. Perché l’altra notte, quando mi sono svegliata sentendo la tua mano sulla gamba e il tuo corpo che aderiva alla mia schiena, mi sono eccitata come non mi era mai capitato. Un pizzicorino tra le gambe, il cuore che batteva a tutto spiano, mi sono bagnata tutta. Non so come ho osato prenderti la mano…
-  … e mettermela qui, - mormorò Marisa, cercandola, aprendole l’inguine, toccandole il pube, sfregandole piano le labbra del sesso. – Posso dirti che ti amo? Ti dispiace?
- Ti amo anch’io, - Chabela le allontanò la mano con affetto, baciandogliela. – M non farmi venire di nuovo, altrimenti non mi alzo più da questo letto. Vuoi che apra le tende? Vedrai quanto è bello il mare.
(…)
Traduzione di Federica Niola, Giulio Einaudi Editore s.p.a. Torino 2016

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