Aristogatti
I gatti sui tetti – Francesco Cazzamini Mussi
Spalanco
la finestra,
e
sovra i tetti in faccia
alla
mia stanza, nel grigior dell’alba
entro
la luce scialba,
benché
l’aria sia diaccia,
stan
due gatti e si guardan miagolando.
Le
vostre pene, o care bestie amiche,
molto
compiango e vi darei ristoro,
ma
non sapete che il silenzio è d’oro
per
le umane fatiche?
Miagolerete,
dite, fino a quando?
Ma
la pace non viene
e
forse di lor pene
fatti
più acerbi ed anche più feroci
mescono
sbruffi, acuti sgraffii e morsi.
E
quei del vicinato tutti accorsi
—
la famiglia dei gatti è numerosa —
discutono
la cosa…
Fin
presso la grondaia il più piccino
è
scivolato ed io mi dico: è morto!
Ma
no, che per miracolo risorto,
agguanta
l’altro e giù lo scaraventa…
La
famiglia dei gatti tutt’attenta
applaude
al vincitore,
poiché
pure tra i gatti il vinto ha torto
e
perduto ha l’onore.
Torna
il silenzio. Guardo. Già lontano
ogni
gatto scompare discutendo,
e
le lor voci ormai più non intendo.
Quand’ecco,
una penombra, di soppiatto,
esce
da un abbaino…
Ma
il vincitore che si lecca i baffi,
benché
malconcio, il muso tutto a sgraffi,
corre
presso la bella del suo cuore…
onde
la mia finestra chiudo in fretta
per
salvar la morale
e
l’etichetta.
Non
darti l’aria, o cuore,
di
rigido censore
ché
fosti gatto e ancora lo sarai,
e
sovra i tetti andrai
miagolando
alle notti azzurre e pure
tutto
il dolore delle graffiature.
Da
“Le allee solitarie”, Ricciardi, Napoli 1920
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