opera di Juan Medina
da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos(...)
Lasciami
venire con te. Un momento, che prendo la mia maglia.
Con questo
tempo instabile, comunque, dobbiamo premunirci.
C’è umidità
la sera, e la luna
non ti pare,
davvero, che faccia aumentare il fresco? Lascia che ti abbottoni la camicia –
che petto
forte hai,
– che luna
forte, – la poltrona, dico – e quando sollevo la tazzina dal tavolo
resta sotto
un foro di silenzio, vi poso su la mano
per non
guardare dentro, – rimetto la tazzina al suo posto;
anche la
luna è un foro nel cranio del mondo – non guardarci dentro,
è una forza
magnetica che attira – non guardare, non guardate,
ascoltate
quello che vi dico – vi cadrete dentro. Questa bella vertigine,
leggera –
attento, cadi –
è un pozzo
di marmo la luna,
si muovono
ombre, ali mute, voci misteriose – non le udite? Profonda la caduta,
profonda la
risalita,
l’aerea
statua tesa tra le sue ali aperte,
profonda
l’implacabile carità del silenzio, –
luci tremule
sull’altra riva, mentre oscilli sulla tua stessa onda,
respiro
dell’oceano. Leggerissima, bella
questa vertigine
– sta’ attento che cadi. Non guardare me,
il mio posto
è l’oscillazione – la stupenda vertigine. Così ogni sera
ho un po’ di
mal di testa, certi capogiri. Spesso faccio un salto alla farmacia di fronte,
per
qualche
aspirina,
a volte non
mi va e resto col mal di testa
a sentire il
rumore sordo dei tubi dell’acqua dentro i muri,
o mi faccio
un caffè; sempre distratta
e smemorata,
ne preparo due – chi berrà il secondo? –
buffo
davvero, lo lascio sul davanzale a raffreddarsi,
o a volte
bevo anche l’altro, guardando dalla finestra la lampada verde della farmacia
come la luce
verde di un treno silenzioso che mi viene a prendere
con i miei
fazzoletti, le mie scarpe sformate, la mia borsa nera, le mie poesie,
senz’alcuna
valigia – farne che?
Lasciami
venire con te. Ah, te ne vai? Buonanotte. No, non vengo. Buonanotte.
Tra poco
esco. Grazie. Perché infine bisognerà
che esca da
questa casa rotta.
Devo vedere
un po’ di città – no, non la luna –
la città con
le sue mani callose, la città del salario quotidiano,
la città che
giura sul pane e sul suo pugno,
la città che
ci regge tutti in spalla
con le
nostre miserie, le cattiverie, le nostre inimicizie,
con le
nostre ambizioni, la nostra ignoranza e la vecchiezza –
devo sentire
i grandi passi della città,
per non
sentire più i tuoi passi
né i passi
di Dio, né i miei passi. Buonanotte.
traduzione di Nicola Crocetti
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