24 novembre 2018

Arcobaleno – Ardengo Soffici

opera di Victor Vasarely
Arcobaleno – Ardengo Soffici

Inzuppa 7 pennelli nel tuo cuore di 36 anni finiti ieri 7 aprile
E rallumina il viso disfatto delle antiche stagioni
Tu hai cavalcato la vita come le sirene nichelate dei caroselli da fiera
In giro
Da una città all’altra di filosofia in delirio
D’amore in passione di regalità in miseria
Non c’è chiesa cinematografo redazione o taverna che tu
non conosca
Tu hai dormito nel letto d’ogni famiglia
Ci sarebbe da fare un carnevale
Di tutti i dolori
Dimenticati con l’ombrello nei caffè d’Europa
Partiti tra il fumo coi fazzoletti negli sleeping-cars diretti al
nord al sud
Paesi ore
Ci sono delle voci che accompagnan pertutto come la luna e
i cani
Ma anche il fischio di una ciminiera
Che rimescola i colori del mattino
E dei sogni
Non si dimentica né il profumo di certe notti affogate nelle
ascelle di topazio
Queste fredde giunchiglie che ho sulla tavola accanto all’inchiostro
Eran dipinte sui muri della camera n.19 nell’Hotel
des Anglais a Rouen
Un treno passeggiava sul quai notturno
Sotto la nostra finestra
Decapitando i riflessi delle lanterne versicolori
Tra le botti del vino di Sicilia
E la Senna era un giardino di bandiere infiammate
Non c’è più tempo
È un verme crepuscolare che si raggricchia in una goccia
di fosforo
Ogni cosa è presente
Come nel 1902 tu sei a Parigi in una soffitta
Coperto da 35 centimetri quadri di cielo
Liquefatto nel vetro dell’abbaino
La Ville t’offre ancora ogni mattina
Il bouquet fiorito dello Square de Cluny
Dal boulevard Saint-Germain scoppiante di trams e d’autobus
Arriva la sera a queste campagne la voce briaca della
giornalaia
Di rue de la Harpe
“Pari-curses” “l’Intransigeant” “la Presse”
Il negozio di Chaussures Raoul fa sempre concorrenza alle
stelle
E mi accarezzo le mani tutte intrise dei liquori del tramonto
Come quando pensavo al suicidio vicino alla casa di
Rigoletto
Si caro
L’uomo più fortunato è colui che sa vivere nella contingenza
al pari dei fiori
Guarda il signore che passa
E accende il sigaro orgoglioso della sua forza virile
Ricuperata nelle quarte pagine dei quotidiani
O quel soldato di cavalleria galoppante nell’indaco della
caserma
Con una ciocchetta di lillà fra i denti
L’eternità splende in un volo di mosca
Metti l’uno accanto all’altro i colori dei tuoi occhi
Disegna il tuo arco
La storia è fuggevole come un saluto alla stazione
E l’automobile tricolore del sole batte sempre più invano
il suo record fra i vecchi macchinari del cosmo
Tu ti ricordi insieme ad un bacio seminato nel buio
Una vetrina di libraio tedesco Avenue de l’Opera
E la capra che brucava le ginestre
Sulle ruine della scala del palazzo di Dario a Persepoli
Basta guardarsi intorno
E scriver come si sogna
Per rianimare il volto della nostra gioia
Ricordo tutti i climi che si sono carezzati alla mia
pelle d’amore
Tutti i paesi e civiltà
Raggianti al mio desiderio
Nevi
Mari gialli
Gongs
Carovane
Il carminio di Bombay e l’oro bruciato dell’Iran
Ne porto un geroglifico sull’ala nera
Anima girasole il fenomeno converge in questo centro di danza
Ma il canto più bello è ancora quello dei sensi nudi
Silenzio musica meridiana
Qui e nel mondo poesia circolare
L’oggi si sposa col sempre
Nel diadema dell’iride che s’alza
Siedo alla mia tavola e fumo e guardo
Ecco una foglia giovane che trilla nel verziere di faccia
I bianchi colombi volteggiano per l’aria come lettere
d’amore buttate dalla finestra
Conosco il simbolo la cifra il legame
Elettrico
La simpatia delle cose lontane
Ma ci vorrebbero della frutta delle luci e delle moltitudini
Per tendere il festone miracolo di questa pasqua
il giorno si sprofonda nella conca scarlatta dell’estate
E non ci son più parole
Per il ponte di fuoco e di gemme
Giovinezza tu passerai come tutto finisce al teatro
Tant pis Mi farò allora un vestito favoloso di vecchie affiches

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