20 aprile 2023

E ancora – e.m.

E ancora – e.m.

E ancora un giorno di chiara luce
e ancora un giorno d’aprile
e ancora un urlo al mondo intero
e ancora il vostro inno di lotta. 

È il settantottesimo anno
dalla vostra vittoria.
È il settantottesimo compleanno 
della Libertà.
È la settantottesima Festa
di un popolo offeso.

Questo giorno è vostro, 
di nessun altro.
è per sentirvi vicini
è per udire i vostri passi
è per ascoltare le vostre voci
è per cantare la vostra canzone.

Bella Ciao,
l’inno della Festa più bella 
è l’inno della libertà.
In tutto il mondo e
in tutte le lingue
Bella Ciao danza con i violini,
le fisarmoniche e le chitarre. 
I ragazzi del mondo
saltano e cantano la vostra canzone, 
canto di lotta e di libertà. 
Voi non ci siete non potete cantare
ma tutti cantano per voi.

E ancora sono qui 
a pensarvi combattere
sulle montagne 
a tremare di freddo e paura.
E ancora  
a pensarvi uccisi e derisi.
E ancora una volta 
non trattengo le lacrime.
E ancora una volta 
vorrei potervi abbracciare.
E ancora una volta 
qui c’è bisogno di voi.
E ancora una volta 
i partigiani devono resistere.

Tutti cantano 
la vostra canzone
in questo bel giorno d’aprile. 
Canto anch’io ormai senza voce,
canto forte, fortissimo
affinché mi sentiate,
affinché tutti sentano
il canto della settantottesima 
festa più bella.

                                              Aprile 2023 
 

Taci! – e.m.

Polidoro e Agesandro, Atenodoro di Rodi - probabile copia marmorea eseguita tra I secolo a.C. e I secolo d.C. di un originale bronzeo del 150 a.C. circa, marmo. Altezza 242 cm, Musei Vaticani, Città del Vaticano

Taci! – e.m.

Tutto è già deciso
lassù
in alto
sulla Cima
che le nubi celano.

Non parlare
Fuggi!

No!
Non tace Laocoonte
sa che Troia è perduta
ma non vuole tacere
l’indovino,
non vuole arrendersi agli eventi.

Laocoonte si perde assieme 
alla città di Priamo
e di Cassandra,
di Apollo sacerdotessa.
Anche lei incapace
di tacere,
anche lei
vanamente ha già vaticinato.

E parla Laocoonte!
Pronuncia inutili parole,
le urla forte affinché giungano 
anche ai litigiosi dei
nascosti tra le nuvole.

Ma parlare ai troiani sordi
stanchi di guerra
e ubriachi di miraggi
è come parlare ai venti.
Urla ancora forte Laocoonte:
- Un inganno v'è certo. 
Non vi fidate, Troiani. - 

La sola Pallade l’ascolta.
E lo punisce.
Dall’onde spuntano
i malvagi serpenti,
i mostri avvinghiano
i figli dell’indovino,
è vano trattenerli.

Nelle profondità del mare
presto giacciono in tre:
Laocoonte, figlio di Nestore,
Antifate e Tymbreus,
figli di Laocoonte.

Tacere?
Tacere 
quando si è convinti?
Tacere 
quando si è soli contro tutti?
Laocoonte non ha taciuto,
Laocoonte ha urlato la sua verità,
Laocoonte ha vaticinato 
contro i troiani 
e contro gli dei.

Laocoonte non ha taciuto,
Laocoonte aveva ragione!

 

22 febbraio 2023

Penelope e.m.

Una creazione di Teresa Alvarenz
Penelope e.m.


Tesseva Penelope
i giorni lunghi dieci anni.
Tesseva
con lo sguardo rivolto al mare,
le mani sul telaio
e il cuore silenzioso.
Tesseva con conocchia e fuso,
di notte tutto sfilava
per ricominciare il giorno dopo.
Nuova attesa e nuova tela.


Non è Penelope ma tesse.
Come lei è dedita alla tessitura,
non per tenere a bada i proci,
più nobile il suo intendo.
E allora torna il fuso,
trattiene la conocchia.
Muove l’uncinetto
sotto lo sguardo attento.
Dal nulla emergono gioielli colorati,
preziosi per la meraviglia degli occhi.
Pochi oggetti nelle sue mani
diventano gioielli della fantasia,
dell’anima
e delle mani.
Non disfa di notte
quel che ha creato il giorno.
Lei tesse di notte e anche di giorno,
disfa gli errori e ricomincia
senza scoraggiarsi, senza stancarsi.
Ancora un altro errore,
riguarda, studia e ricomincia.


È così per notti e giorni
sempre tesse un gesto colorato,
un pensiero,
una carezza ai sofferenti
in un letto bianco di ospedale.
Tesse un sorriso di filato
lei che di ospedali tanti ne ha visti
nella sua lunga Odissea.


E adesso attende, Penelope,
attende insieme a me
il richiamo del mio mare.
Quando, fiume,
diventerò Mare. Mostra

 

Passato - e.m.

Grazia Maria De Stasi – Si fa sera 

Passato - e.m.
(Si fa sera - Grazia Maria De Stasi)

Una donna
con il bel vestito antico
ricco di pregiati manufatti,
un filo teso
contro il muro candido di calce,
tre panni stesi,
una tenda svolazzante,
un netta scarpe
ormai consegnato all’archeologia,
un paniere di cipolle,
l’immancabile sedia
all’ombra dove sedersi
per far scorrere i gomitoli del tempo
e chiacchierare con i vicini,
il vaso di terracotta
su una mensola di mattoni
e un secchio
per l’acqua della cisterna,
il vaso con rigoglioso basilico
immancabile ingrediente
della cucina contadina,
povera ma immensamente buona.

La donna rientra in casa,
ormai è sera.
Domani un nuovo mattino
Stessi gesti di chi vive lentamente,
senza fretta,
senza orologi,
senza tempo.

Ecco il racconto
di quello del passato
dove affondano le nostre radici
narrato da pennellate di colori.

Osservare il dipinto luminoso
è un dolce viaggio
in quel che siamo stati,
un tuffo nella poesia che non ritornerà.

                                                                   Febbraio 2023


Pagina Uno - e.m.

Montano Maria Grazia - Lettere, tecnica mista cm 100 x 100 
Pagina Uno - e.m.

Il fruscio è l’ultima pagina che si volta
è l’ultimo suono del libro
Finito

La bella storia rimane lì
nel cofanetto di preziose parole
Gioielli

Pietre preziose scavate nella miniera di parole
oppure oro in pagliuzze setacciate lungo un fiume
Gioie incastonate

Un inesplorato filone richiama chi legge
curioso esploratore di vicende e di parole danzanti
Affamato

Ecco ancora un una nuova pagina si volta
ricomincia forte il frusciare ricomincia una storia
Pagina Uno


Il gallo - e.m.

Il gallo – Rosa Schiraldi .
Il gallo - e.m.

L’Est si tinge di vermiglio e rosa,
la natura indossa il vestito più bello e colorato,
il nuovo giorno bussa all’Aurora.

Il trombettiere del mattino
conosce i riti delle stagioni,
dei mesi
e dei giorni,
non sbaglia mai!
Mai si blocca come può incepparsi un orologio,

Il colorato di vermiglio,
annunciatore del giorno che verrà,
freddo o caldo, estate o inverno
è lì a cantarlo,
lui canta sempre,
tutti i giorni
prima che la bella Aurora spalanchi le porte.

E allora le case si rianimano,
il profumo del caffè scaccia via gli ultimi sonni,
le automobili cominciano a percorrere le vie,
la città si sveglia lentamente,
i contadini tornano nei campi…

Il trombettiere dalla coda fulva
canta ancora il suo inno al Giorno
come fosse sempre il primo mattino.
Canta il bel gallo,
supremo trombettiere,
monarca del pollaio.
Canta il gallo
È sempre una gioia
sentire il suo urlo al giorno
Canta il gallo.
Canta allegramente
la devozione al nuovo giorno.

Il fiero bipede ci guarda dal dipinto
nel suo abito multicolore.
Nel cielo un alone arancione,
è il sole,
il gallo guarda la luce e canta,
canta un altro giorno.
Sembra quasi di sentirlo.

Gioielli – e.m.

Gioielli – e.m.

Non sono
lapislazzuli, topazi o giada giadeite.
Nemmeno
rubini, zaffiri o ametiste.
Neanche
perle rare dei fondali dell’oceano,
smeraldi o taaffeite.
Né sono
diamanti rossi o bianchi o tanzanite
quel che serve
alla creazione dei gioielli.

A lei, Penelope-Teresa
bastano lana, cotone o altro,
perline fili colorati
e piccoli oggetti:
bottoni, pezzi di catenine
e altro ancora.
Tutti oggetti insignificanti
inservibili,
da buttare.
Eppure,
assieme alla sua immaginazione,
al lavoro,
alla meticolosità,
dalle mani fluiscono gioielli
di un’eleganza senza pari.

L’arte è multiforme.
I pittori realizzano dipinti,
gli scrittori scrivono romanzi,
i poeti poesie,
i compositori musica,
gli scultori statue,
gli orafi gioielli.

Penelope-Teresa
realizza meraviglie con l‘immaginazione
e poco altro.

I veri gioielli sono le sue mani.