22 marzo 2016

Dialoghi con Leucò. Il Diluvio - Cesare Pavese

Francis Danby - The Deluge
Dialoghi con Leucò. Il Diluvio - Cesare Pavese  


Anche il diluvio greco fu il castigo di un genere umano che aveva perso il rispetto per gli dèi. Si sa che la terra venne poi ripopolata lanciando certi sassi.
(Parlano un satiro e un’amadriade)

AMADRIADE Mi domando cosa dicono di quest’acqua i mortali.
SATIRO Che ne sanno? La prendono. Qualcuno ci spera magari un migliore raccolto.
AMADRIADE A quest’ora la piena dei fiumi ha cominciato a sradicare le piante. Ormai piove sull’acqua e dappertutto.
SATIRO Stanno tappati nelle grotte e nei tuguri sui monti. Ascoltano piovere. Pensano a quelli delle valli che combattono l’acqua e s’illudono.
AMADRIADE Fin che dura la notte s’illudono. Ma domani, nella luce paurosa, quando vedranno un solo mare fino al cielo, e le montagne impicciolite, non rientreranno nelle grotte. Guarderanno. Si butteranno un sacco in testa e guarderanno.
SATIRO Li confondi con le bestie selvatiche. Nessun mortale sa capire che muore e guardare la morte. Bisogna che corra, che pensi, che dica. Che parli a quelli che rimangono.
AMADRIADE Ma stavolta nessuno rimane. Come faranno dunque?
SATIRO Qui li voglio. Quando sapranno di esser tutti condannati, tutti quanti, si daranno a far festa, vedrai. Magari verranno a cercare noialtri.
AMADRIADE O noi, che c’entriamo?
SATIRO C’entriamo sì. Siamo la festa, siamo la vita per loro. Cercheranno la vita con noi fino all’ultimo.
AMADRIADE Non capisco che vita possiamo dar loro. Non sappiamo nemmeno morire. Tutto quanto sappiamo è guardare. Guardare e sapere. Ma tu dici che loro non guardano e non sanno rassegnarsi. Che altro possono chiederci?
SATIRO Tante cose capretta. Per loro noi siamo come bestie selvatiche. Le bestie nascono e muoiono come le foglie. Noi c’intravvedono sparire fra i rami e allora credono di noi non so che di divino - che quando fuggiamo a nasconderci siamo la vita che perdura nel bosco - una vita come la loro ma perenne, più ricca. Cercheranno noi, ti dico. Sarà l’ultima speranza che avranno.
AMADRIADE Con quest’acqua? E che cosa faranno?
SATIRO Non lo sai che cos’è una speranza?crederanno che un bosco dove siamo anche noi non potrà andar sommerso. Si diranno che tutti proprio tutti gli uomini non potranno sparire, altrimenti che senso ha esser nati e averci conosciuto? Sapranno che i grandi, gli Olimpici, li vogliono morti, ma che noi come loro come le piccole bestie, siamo insomma la vita la terra la cosa vera che conta. Le loro stagioni si riducono a feste, e noi siamo le feste.
AMADRIADE È comodo. A loro la speranza, a noi il destino. Ma è sciocco.
SATIRO Non tanto. Qualchecosa salveranno.
AMADRIADE Si ma chi ha provocato gli dèi grandi? Chi ha fatto tutto quel disordine, che anche il sole velava la faccia? Tocca a loro, mi pare. Gli sta bene.
SATIRO Su, capretta, credi proprio a queste cose? Non pensi che, se avessero veramente violato la vita, sarebbe bastata la vita a punirli, senza bisogno che l’Olimpo ci si mettesse col diluvio? Se qualcuno ha violato qualcosa, credi a me, non sono loro.
AMADRIADE Intanto gli tocca morire. Come staranno domani quando sapranno quel che accade?
SATIRO Senti il torrente, piccolina. Domani saremo sott’acqua anche noi. Ne vedrai delle brutte, tu che ami guardare. Meno male che non possiamo morire.
AMADRIADE Alle volte, non so. Mi chiedo che cosa sarebbe morire. Quest’è l’unica cosa che davvero ci manca. Sappiamo tutto e non sappiamo questa semplice cosa. Vorrei provare, e poi svegliarmi, si capisce.
SATIRO Sentila. Ma morire è proprio questo - non più sapere che sei morta. Ed è questo il diluvio: morire in tanti che non resti più nessuno a saperlo. Così succede che verranno a cercare noialtri e ci diranno di salvarli e vorranno esser simili a noi, alle piante, alle pietre - alle cose insensibili che sono mero destino. In esse si salveranno. Ritirandosi l’acqua, riemergeranno pietre e tronchi, come prima. E i mortali non chiedono che questo come prima.
AMADRIADE Strana gente. Loro trattano il destino e l’avvenire, come fosse un passato.
SATIRO Questo vuol dire, la speranza. Dare un nome di ricordo al destino.
AMADRIADE E tu credi davvero si faranno tronchi e pietre?
SATIRO Sanno favoleggiare, i mortali. Vivranno nell’avvenire secondo che il terrore di stanotte e di domani li avrà fatti fantasticare. Saran bestie selvatiche e rocce e piante. Saranno dèi. Oseranno uccidere gli dèi per vederli rinascere. Si daranno un passato per sfuggire alla morte. Non ci sono che queste due cose - la speranza o il destino.
AMADRIADE Quand’è così non so compiangerli. Dev’essere bello farsi da sé in questo modo a capriccio.
ATIRO È bello si. Ma non credere che lo sappiano di fare a capriccio. Le salvezze più straordinarie le trovano alla cieca, quando già sono ghermiti e schiacciati dal destino. Non han tempo di godersi il capriccio. Sanno soltanto di pagare di persona. Questo si.
AMADRIADE Almeno questo diluvio servisse a insegnargli cos’è il gioco e la festa. Il capriccio che a noi immortali viene imposto dal destino e lo sappiamo - perché non imparano a viverlo come un attimo eterno nella loro miseria? Perché non capiscono che proprio la loro labilità li fa preziosi?
SATIRO Tutto non si può avere, piccola. Noi che sappiamo, non abbiamo preferenze. E loro che vivono istanti imprevisti, unici, non ne conoscono il valore. Vorrebbero la nostra eternità. Questo è il mondo.
AMADRIADE Domani sapranno qualcosa, anche loro. E i sassi e le terre che un giorno torneranno alla luce non vivranno di speranza soltanto o di angoscia. Vedrai che il mondo nuovo avrà qualcosa di divino nei suoi più labili mortali.
SATIRO Dio volesse, capretta. Piacerebbe anche a me.

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