29 aprile 2017

Uno spasso - Wislawa Szymborska

James Tissot - La lettera
Uno spasso - Wislawa Szymborska

Gli è venuta voglia di felicità,
gli è venuta voglia di verità,
gli è venuta voglia di eternità,
guardatelo un po’!

Ha appena distinto il sonno dalla veglia,
ha appena intuito di essere sé,
ha appena intagliato con mano nata da pinna
un acciarino e un missile,
facile da affogare in un cucchiaio d’oceano,
non tanto ridicolo da far ridere il vuoto,
vede solo con gli occhi,
sente solo con le orecchie,
sua lingua ottimale è il condizionale,
con la ragione biasima la ragione:
in breve: è quasi una nullità,
ma ha la testa piena di libertà, onniscienza, essere
al di là d’una carne stolta,
guardatelo un po’!

Eppure sembra esistere,
è accaduto davvero
sotto una delle stelle di provincia.

A modo suo è vivace e assai attivo.
Per un misero figlio degenerato del cristallo –
è davvero alquanto stupito.
Per un’infanzia dura nei rigori del branco –
è già un poco individuale.
Guardatelo un po’!

Ma avanti così, non fosse che per un istante,
per il palpito d’una galassia distante!
Che almeno si possa intravedere
cosa ne sarà, visto che è.
Ed è – accanito.
Accanito, va ammesso, e tanto.
Con quell’anello al naso, la toga, il maglione.
Uno spasso, comunque.
Un poverino qualunque.
Un vero uomo.

da Wislawa Szymborska, Elogio dei sogni, a cura di Pietro Marchesani
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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