14 aprile 2019

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un miope, (1958) – Italo Calvino

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un miope, (1958) – Italo Calvino

Queste nuove preoccupazioni sulla realtà del mondo esterno non erano disgiunte dalle preoccupazioni su ciò che lui stesso era, dovute sempre all'uso degli occhiali. Amilcare Carruga non dava molta importanza a se stesso, però come talvolta succede proprio alle persone più modeste, era oltremodo affezionato alla sua maniera d'essere. Ora, il passaggio dalla categoria degli uomini senza occhiali a quella degli uomini con gli occhiali, sembra niente, ma è un salto molto grosso. Si pensi che quando uno che non ti conosce cerca di definirti, la prima cosa che dice è: «uno con gli occhiali»; così quel particolare accessorio, che quindici giorni fa t'era completamente estraneo, diventa il primo tuo attributo, s'identifica con la tua essenza stessa. Ad Amilcare, scioccamente se vogliamo, diventare così di punto in bianco «uno con gli occhiali» un po’ seccava. Ma non è tanto questo: è che basta che cominci a insinuartisi il dubbio che tutto ciò che ti riguarda è puramente accidentale, passibile di trasformazione, e che potresti essere completamente diverso e non importerebbe nulla, ed ecco che per questa via si arriva a pensare che se ci fossi o non ci fossi sarebbe tutto lo stesso, e di qui il passo che porta alla disperazione è breve. Quindi Amilcare, dovendo scegliere un tipo di montatura, istintivamente optò per una di quelle più sottili, minimizzatrici, nient'altro che un paio di esili stanghette argentee che sorreggono dal di sopra le nude lenti e con un ponticello le collegano sul setto nasale.

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